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Modigliani: una rete americana dietro le mostre con opere false

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Un blitz dell’Fbi e le carte dell’inchiesta sulle opere false di Amedeo Modigliani esposte a Genova nel 2017, hanno permesso  di smascherare il ”sistema” che da almeno 20 anni coprirebbe le emulazioni del pittore livornese, morto nel 1920.

Secondo la Procura del capoluogo ligure e i carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Roma, un gruppo attivo fra New York, Lugano e l’Italia ha piazzato copie di Modì nelle esibizioni di mezzo mondo, per farne lievitare il valore e poi rivenderle a collezionisti poco ferrati.

L’ex presidente dell’Archivio Modigliani, che avrebbe dovuto confermare la reale appartenenza d’un quadro all’artista, ha ammesso al terzo interrogatorio che il medesimo archivio è di fatto una scatola vuota, senza certificazioni originali. Ed è pressoché impossibile stabilire l’autenticità di centinaia di dipinti in circolazione.

Uno dei più accreditati organizzatori in Italia e in Europa, Mondo Mostre Skira, è accusato d’aver truccato a sua volta delle carte, ricattato da un mercante e da un curatore in combutta. I quali minacciavano di far saltare l’esposizione genovese se non fosse stata garantita l’immunità dai sequestri su numerose tavole di provenienza sospetta, che erano riusciti a propinare quale nucleo cardine dell’evento: “Spargevano profumo di verità su falsi clamorosi”, la sintesi dell’Arma.

Sull’esposizione a Palazzo Ducale c’è una indagine per truffa, falso e contraffazione di opere su sei persone: Massimo Zelman, presidente di Mondo Mostre Skira, che imbastì l’appuntamento al Palazzo Ducale di Genova su delega della Fondazione Ducale; Joseph Guttman, mediatore originario dell”Ungheria con base a New York; Rudy Chiappini, italiano trapiantato in Svizzera, curatore; Nicolò Sponzilli, direttore mostre Skira; Rosa Fasan, dipendente Skira; Pietro Pedrazzini, scultore svizzero, proprietario d” un “Ritratto di Chaim Soutine” che agli occhi degli investigatori piazzò come autentico pur sapendolo finto. Gli accertamenti scattarono nella primavera 2017, a mostra in corso, dopo la denuncia del critico Carlo Pepi, e fra i testimoni-chiave viene individuato l’esperto francese Marc Restellini. “Bisogna puntare su colui che ha fornito la maggioranza delle opere dubbie, Joseph Guttman – disse. Le perizie hanno stabilito che 21 opere erano false.

“Sono oltre 30 anni che mi batto contro i falsi Modigliani che escono in continuazione fin dagli anni Ottanta. Purtroppo anche le Istituzioni che avrebbero dovuto aiutarmi, si schierarono contro finendo anche per processarmi e lasciando impunemente che i falsari imperversassero”. Lo afferma Carlo Pepi profondo conoscitore dell’opera di Modigliani. “Per non far parte di un’associazione che ritenevo a delinquere, decisi di lasciare gli Archivi Modigliani e la Casa Natale che avevo fondato e diretto ed il 10 settembre 1990 formalizzai le dimissioni davanti al notaio. Ora finalmente ci si accorge di quello che sono andato sempre predicando e che ancora in parte c’e’ da scoprire!”.

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