Lo ha detto Bruno Rossi, padre della ventenne Martina, morta a Palma di Maiorca (Spagna) il 3 agosto 2011. Se le modifiche previste dalla riforma della prescrizione, in base al testo del ministro Bonafede, fossero state già legge, non si sarebbe estinto il reato di morte, come conseguenza di altro delitto.
Bruno Rossi lo ha detto parlando coi giornalisti, a margine del processo di appello che vede imputati Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, di Arezzo, sui quali adesso grava una sola accusa, quella di tentata violenza sessuale di gruppo, che peraltro è a rischio prescrizione per l’agosto 2021. L’altra accusa, appunto, la morte in conseguenza di altro reato, è andata in prescrizione durante la stesura della sentenza di primo grado (emessa il 14 dicembre 2018) ed è stata dichiarata prescritta alla prima udienza di appello del novembre 2019.
Martina, infatti, era deceduta precipitando dal balcone di una camera di albergo a Palma di Maiorca il 3 agosto 2011, dove era in vacanza e mentre, secondo le accuse, stava scappando da un tentativo di violenza sessuale di gruppo.
Se le modifiche previste dalla riforma della prescrizione, in base al testo del ministro Bonafede, fossero state già legge, non si sarebbe estinto il reato di morte, come conseguenza di altro delitto. È quanto si commenta in ambienti giudiziari e tra gli addetti ai lavori, durante una pausa del processo di appello a Firenze per la vicenda di Martina Rossi.
“Quando uno fa del male e c’è una condanna bisognerebbe dire basta, fermati. Ma è la politica che dovrebbe intervenire in queste materie e trovare la giusta soluzione” ha proseguito il padre di Martina. “A mia figlia hanno fatto del male – ha aggiunto sempre il padre – Era una ragazza felice, era in vacanza. Due ragazzi strafatti hanno allungato le mani e poi lei è volata giù da un balcone”.”Il fatto che sia già andato prescritto metà processo per me è un’ingiustizia profonda” conclude il padre di Martina.
Stamani in udienza, nella discussione delle questioni preliminari, ci sono stati attimi accesi tra difesa e procura generale. “Non sono stupito, sono colpito anch’io quando sento un avvocato proporsi in maniera così forte verso chi rappresenta la giustizia – ha dichiarato Bruno Rossi – Ma è la logica di questo processo, è per questo che il primo grado è durato anni”.