Lun 4 Nov 2024
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Morto a Firenze Nazzareno Bisogni

Firenze, è morto giovedì sera il giornalista Nazzareno Bisogni. Aveva 73 anni, lascia la moglie e due figli, era malato da qualche tempo.

Originario dell’Umbria, dove era nato il 26 gennaio 1949 a Montone, in provincia di Perugia, Nazzareno Bisogni ha sviluppato la sua carriera giornalistica e professionale a Firenze, cominciando dall’emittenza libera di Radio Centofiori e proseguendo con la tv Teleregione.

Per oltre 30 anni ha diretto l’ufficio stampa della Cgil regionale Toscana diventando assoluto punto di riferimento per giornalisti, mass media e istituzioni, in particolare riguardo alle vicende sindacali e del mondo del lavoro.

La Cgil Toscana, con la segretaria generale Dalida Angelini, esprime cordoglio e vicinanza alla famiglia e afferma: “Siamo costernati, perdiamo un amico, un compagno, un punto di riferimento, una persona mite, competente, disponibile. Una perdita enorme, tanto di lui resterà con noi”.

In una nota diffusa giovedì sera il presidente Sandro Bennucci e tutti gli organismi dirigenti dell’Associazione Stampa Toscana “affranti, si stringono alla famiglia per l’improvvisa scomparsa di Nazzareno Bisogni, collega di indiscutibile valore, sindacalista, componente del consiglio direttivo Ast. Aveva 73 anni. Ha dedicato larga parte della sua esistenza proprio al sindacato dei giornalisti. Fin dall’inizio si era impegnato nell’emittenza privata, da Radio Centofiori a Teleregione, per poi diventare lo storico consulente per l’informazione della Cgil Toscana”.

“Ma il ricordo di Nazzareno, che è troppo vasto per poterlo condensare in poche righe – prosegue la stessa nota -, è legato alle sue infinite battaglie in difesa dei colleghi. Battaglie portate avanti nei ruoli dell’Ast, di cui è stato a lungo anche vicepresidente, fino all’esperienza nella giunta esecutiva e nel consiglio nazionale della Federazione della Stampa. Ci mancheranno la sua saggezza, la sua esperienza e, soprattutto, la sua voglia di battersi per dare diritti e dignità sul lavoro ai colleghi più giovani, precari, spesso sfruttati”.

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