Mancano la pistola e l’ogiva del proiettile e adesso il 50enne albanese che si sarebbe autoaccusato dell’omicidio del connazionale Artan Kaja, Marian Pepa, autotrasportatore, ha scelto di rimanere in silenzio. Non si dipana ancora il giallo della morte di Artan Kajan, 52 anni, trovato privo di vita la sera di martedì scorso alla cartiera Smurfit di Lunata a Capannori. Stamani, in occasione dell’interrogatorio di garanzia col gip Simone Silvestri, inizialmente previsto per il 13 gennaio ma anticipato a oggi nel carcere di Lucca, Marian Pepa si è avvalso della facoltĂ di non rispondere.
Inizialmente la morte del 52enne era stata attribuita a un incidente sul lavoro, poi a un malore con conseguente caduta sull’asfalto. Quindi la svolta dopo che Marian Pepa si è presentato alla caserma dei carabinieri autoaccusandosi della morte di quello che in passato era un suo amico e la lesione alla testa della vittima è risultata compatibile con una ferita da sparo. Ora, la scelta di rimanere in silenzio.
Vanno intanto avanti le indagini e i sopralluoghi dei carabinieri che sono alla ricerca di elementi a supporto a quanto dichiarato inizialmente dall’uomo e che ha portato due giorni fa al provvedimento di fermo del 50enne disposto dal pm Lucia Rugani per omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Marian Pepa avrebbe atteso nell’ombra che Artan Kaja finisse di lavorare alla movimentazione dei pancali su un piazzale della cartiera per poi avvicinarsi e sparargli alla testa. A trovare l’uomo disteso a terra ormai esanime la moglie che non vendendolo rincasare era andata a cercarlo. Sullo sfondo il possibile movente legato a vecchie ruggini fra i due. Si attende inoltre l’autopsia per chiarire in via ufficiale le cause del decesso: è stata fissata per lunedì, giorno in cui il gip dovrebbe anche rendere nota la sua decisione se tenere in carcere il 50enne.
Il proiettile che ha ucciso Artan Kajan, il 52enne torvato privo di vita in una cartiera a Capannori martedì scorso, è ancora nel cranio della vittima. A evidenziarlo l’esame radiografico eseguito questo pomeriggio sulla salma in attesa della autopsia di cui è stata incaricata la dottoressa Ilaria Marradi. Nessun dubbio quindi sul fatto l’ogiva di piombo abbia ucciso il 52enne. Un decisivo passo in avanti nelle indagini.
Intanto Marian Pepa, l’autotrasportatore albanese, connazionale della vittima, che si è autoaccusato dell’omicidio rimane in carcere in attesa della decisione del gip davanti al quale oggi era in programma l’interrogatorio di garanzia. pepa si è però avvalso della facolta’ di non rispondere.