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Moschea, è il giorno dello sfratto. L’imam: “Auspichiamo il dialogo”. La comunità chiede la proroga

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E’ il giorno dello sfratto della moschea di piazza dei Ciompi. L’ufficiale giudiziario è atteso per lo sgombero dei locali di culto dove la comunità islamica fiorentina prega da anni. E’ stata chiesta una proroga di sei mesi, ma nonostante l’ennesimo vertice in prefettura la proprietà, rappresentata dalla Finvi di Prato, tira dritta.

La volontà della comunità musulmana è quella di acquistare un locale di proprietà di Intesa San Paolo. Si trova in un immobile di via Martiri del Popolo ed è l’ex banca della moschea. Ma per verificare le metrature e portare a termine l’operazione servono almeno sei mesi. L’imam, Izzedin Elzir, ha chiesto quindi una proroga fino al 1 novembre. Proroga che evidentemente non è stata concessa.

“Per ora non abbiamo saputo niente dalla prefettura. Domani (oggi ndr) saremo dalle 8 a pregare, come ogni giorno: saremo con almeno mille fedeli e tanti amici che sostengono il diritto alla libertà religiosa. Però voglio precisare: noi vogliamo affermare quel diritto ma non daremo problemi di ordine pubblico o di sicurezza come qualcuno dice. E siamo fiduciosi che, col confronto e il dialogo, si arrivi a proposte positive”, ha detto Elzir.

Sulle alternative, ha aggiunto l’imam, “stiamo valutando. Sull’immobile in via Martiri del Popolo, di proprietà di Intesa Sanpaolo, abbiamo chiesto dei documenti integrativi per verificare esattamente la metratura. Quella era la banca della moschea, frequentavo la sede ma non mi torna il dato dei 487 mq. La nostra moschea è grande 340 mq circa, se la metratura di via Martiri del Popolo viene confermata è ovvio che siamo interessati. Ma dobbiamo verificare”.

“Vediamo le difficoltà della comunità islamica nel trovare un luogo di culto per il futuro», e «adesso ci troviamo in questa difficoltà che ci fa soffrire tutti”. Lo ha affermato l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, nel corso di un evento a Palazzo Vecchio con monsignor Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini. “Due, tre anni fa avevamo firmato un accordo – ha ricordato Betori – con l’imam e col rettore dell’Università di Firenze per la cessione di un terreno su cui costruire la moschea. Poi la cosa non è andata avanti, anche per una scelta etica interessante della comunità islamica, quella di non avvalersi di finanziamenti che non fossero sicuri nella provenienza, e che vincolassero la nomina dell’imam”

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