Per festeggiare i 400 anni del Saggiatore, il libro che ha posto in fondamenti della scienza odierna, arriva la mostra “Splendori celesti, l’osservazione del cielo da Galileo alle onde gravitazionali”. Il percorso espositivo, ideato dal Museo Galileo in collaborazione con EGO – European Gravitational Observatory e curato da Filippo Camerota, è stato inaugurato questa mattina presso l’ex dormitorio di Santa Maria Novella e vi rimarrà fino al 17 marzo 2024. Una mostra spettacolare, interattiva, animata, che permetterà di unire passato presente e futuro e conoscere anche gli ultimi esperimenti cosmologici alla ricerca delle nostre origini.
Indagare il cielo con gli strumenti che ci ha dato Galileo, a 400 anni da quello splendido volume che fu Il Saggiatore, l’opera con cui lo scienziato ha posto i fondamenti del moderno concetto di scienza e che oggi diventa il corpo attorno al quale ruota, come nell’universo, la mostra “Splendori celesti, l’osservazione del cielo da Galileo alle onde gravitazionali”, inaugurata stamani nell’ex dormitorio di Santa Maria Novella – “un luogo destinato a diventare cittadella della cultura”, come l’ha definito la vicesindaca del Comune di Firenze Alessia Bettini – e che rimarrà aperta fino al 17 marzo. Dedicata a tutti, in specie alle scuole per quella dimensione didattica ottenuta grazie alla tecnologia, quindi spettacolare, immersiva, la mostra ha il suo punto di forza proprio nel libro di Galileo pubblicato nel 1623 e offerto come dono augurale al neoeletto pontefice Urbano VIII. Al centro, la disputa con il gesuita Orazio Grassi sull’origine delle comete, i corpi celesti del titolo. Il museo Galileo esce dunque da palazzo Castellani ed entra in un nuovo contesto per offrire uno sguardo che varchi i confini del pensabile, spiega il curatore della mostra Filippo Camerota, e consenta di alzare gli occhi al cielo cogliendo la possibilità di recuperare il passato e di andare molto oltre, verso il futuro, connettere la materia visibile e invisibile, alla ricerca delle nostre origini. “Non è facile illustrare con immagini quello che è stato spiegato con le parole – dice Camerota – però la parola di Galileo è particolare, curata, bella, un italiano scientifico di avanguardia per quell’epoca, perché è il primo scienziato a scegliere di scrivere in italiano e non in latino, perciò i contenuti sono particolarmente ricchi”. “Abbiamo ritenuto opportuno omaggiare il Saggiatore perché è un’opera fondamentale, che fonda il metodo scientifico, un testo di grande valore che ci permette di entrare in un contesto storico lontano e al contempo molto vicino”. Così il direttore del Museo Galileo, Roberto Ferrari, sul percorso espositivo che prende avvio proprio dal frontespizio del libro facendolo diventare un portale architettonico. Nella grande sala dell’ex dormitorio si snodano sei sezioni, ognuna portando alla luce ipotesi e modelli cosmologici attraverso proiezioni, manoscritti, illustrazioni, opere antiche e contemporanee. Particolare e magica la terza sezione che riporta alla memoria la ‘Favola dei suoni’, che se a Papa Urbano piacque molto al punto di farsela leggere più volte, sarà senz’altro apprezzatissima anche dai più piccoli nella sua versione 3.0 di fumetto animato. E per finire, l’Osservatorio gravitazionale europeo e l’Esperimento Virgo, l’ultima frontiera astrofisica che siamo tutti invitati ad esplorare.