Mostro Firenze – Riaprire l’inchiesta e consentire alle parti offese l’accesso agli atti d’indagine sui delitti attribuiti al cosiddetto mostro di Firenze.
Questo il contenuto delle due richieste presentate in procura a Firenze dai legali dei parenti di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, vittime dell’ultimo degli omicidi attribuiti al mostro avvenuto a Scopeti nel settembre 1985, e di Carmela De Nuccio, una delle due vittime dell’omicidio avvenuto a Scandicci nel 1981. “La prima istanza – si spiega in un comunicato diffuso dai legali – riguarda la richiesta di accesso agli atti del procedimento a carico di Pietro Pacciani, già presentata lo scorso anno, inizialmente concessa e poi negata”, mentre la seconda “è una richiesta di riapertura delle indagini del procedimento già archiviato nei confronti di Giampiero Vigilanti, basata su svariati elementi di interesse investigativo riguardanti questioni in materia balistica, genetica e testimoniale”. Nelle istanze, viene precisato ancora, “si richiama espressamente l’attenzione su una pista riguardante un sospettato presente in un vecchio dossier dei carabinieri, mai approfondita e mai entrato nella famosa lista dei sospettati, un dna presente sulle buste anonime e sulla scena del crimine, una pistola Beretta calibro 22 sparita nel nulla e potenziali testimoni da sentire”.
Le richieste sono state presentate dall’avvocato Antonio Mazzeo in rappresentanza di Daniele Kraveichvili, sorella di Jean Michel Kraveichvili, e di Rosanna De Nuccio, sorella di Carmela De Nuccio; dall’avvocato Vieri Adriani in rappresentanza di Anne Lanciotti, figlia di Nadine Mauriot; e dall’avvocato Valter Biscotti che assiste Estelle Lanciotti, figlia maggiore di Nadine Mauriot.
“Cerchiamo la verità – afferma l’avvocato Valter Biscotti – quella vera, con una nuova indagine, e negli atti ci sono tracce finora trascurate per individuare il killer”. Secondo l’avvocato Vieri Adriani “si chiede una riapertura delle indagini, in realtà c’erano già e ci sono vieppiù tutti gli elementi necessari e sufficienti per un rinvio a giudizio. Chi nega l’accesso agli atti contraddice il principio costituzionale per cui la giustizia è amministrata in nome del popolo”. “Forse stavolta – aggiunge l’avvocato Antonio Mazzeo – vista la numerosa partecipazione dei familiari delle vittime, la procura di Firenze si deciderà ad aprirci la porta dell’archivio del mostro”.