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Mostro: il Dna di uno sconosciuto riapre l’inchiesta

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Mostro: il Dna di uno sconosciuto riapre l'inchiesta
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Mostro di Firenze. Il Dna di uno sconosciuto riapre l’inchiesta. A 30 anni dall’omicidio di Scopeti, dove persero la vita Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, un proiettile conficcato nel cuscino della tenda dei due ragazzi rivela un Dna sconosciuto.

La notizia ha del clamoroso. Ed è dovuta alla caparbietà delle famiglie delle vittime degli Scopeti. Sono passati trent’anni dalla morte di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili. Nove anni fa, nel 2015, venne ritrovato un proiettile conficcato nel cuscino della tenda dei due ragazzi. Gli inquirenti hanno chiamato il proiettile “V3”. Poi ci sono voluti altri tre anni per le analisi, affidate al genetista Ugo Ricci. E ancora, sei anni dopo, oggi, sappiamo che su quel reperto c’è del Dna di uno “sconosciuto”. E che la sequenza ottenuta ricorre in modo parziale anche sui proiettili di altri due duplici omicidi del così detto mostro di Firenze. Ovvero quelli di Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch (9 settembre 1983) e di Pia Rontini e Claudio Stefanacci (29 luglio 1984). L’ematologo italiano Lorenzo Iovino ha analizzato le sequenze del Dna e – all’edizione fiorentina de “La Repubblica” ha detto che «il secondo Dna sul reperto V3 non solo non è compatibile con quello delle vittime e del secondo perito balistico che aveva maneggiato il reperto, ma neanche con quello di alcuni indagati, o delle tracce di Dna di altri sconosciuti isolate da Ricci sui pantaloni di Jean Michel e sulla tenda». Iovino non si ferma qui e suggerisce di fare una comparazione anche con il Dna di Stefania Pettini, che fu uccisa a Vicchio il 14 settembre 1974 con Pasquale Gentilcore. La Pettini potrebbe aver lottato con l’assassino. Allora si potrebbe riesumare il cadavere, cinquant’anni dopo, sperando di trovare materiale idoneo a fare una ulteriore scoperta. Ora che tutti, ma proprio tutti i protagonisti, i comprimari, le comparse, i presunti mandanti, gli indagati per piste parallele e i legionari vari sono morti, ma proprio morti, rinasce la speranza di scoprire un barlume di verità sul più clamoroso cold case italiano.

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