Sab 23 Nov 2024
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ToscanaCronacaMulte a operai, centinaia in corteo a Prato per annullarle 

Multe a operai, centinaia in corteo a Prato per annullarle 

Diverse centinaia di persone stanno manifestando a Prato in solidarietà con 21 operai della Tintoria Superlativa multati a dicembre con sanzioni da circa 4.000 euro ciascuno perché avevano protestato per le condizioni di sfruttamento. Furono accusati di ‘blocco’ stradale’.

“Siamo un migliaio”, ha detto il sindacalista Luca Toscano, esponente di SìCobas. L’iniziativa è stata promossa dalla sigla SìCobas per chiedere alla prefettura di Prato l’annullamento delle multe e si è svolta in una fase iniziale tra piazza della Stazione centrale e piazza San Marco con un corteo aperto dallo striscione con le scritte ‘Liberi dai decreti Salvini’, ‘Prato sta con gli operai’, ‘Cancelliamo le multe’.
Le stesse scritte sono riportate su volantini con colorazione rosso e blu. Il corteo avrebbe dovuto fermarsi nei pressi di piazza San Marco ma i manifestanti hanno proseguito verso il centro evitando lo sbarramento delle forze dell’ordine. Oltre a SiCobas sono presenti anche le sigle di Rifondazione e Potere al Popolo. Visibili anche bandiere di Anpi e Arci.
“Siamo a Prato, per chiedere la cancellazione dei decreti sicurezza, per manifestare al fianco dei lavoratori e delle due studentesse multate per aver scelto di difendere la dignità e diritti garantiti anche dalla Costituzione. Siamo dispiaciuti che non si sia voluto concedere il percorso che era stato richiesto e avremmo sperato di vedere anche le forze del centrosinistra in piazza, che dichiarano spesso di voler perseguire l’abrogazione di queste leggi. Oggi è una giornata di lotta bella e importante, dove si costruisce solidarietà e si contrasta il senso di rassegnazione. Dentro e fuori le istituzioni sappiamo che parte sostenere, a breve arriverà anche l’atto per il nostro Consiglio comunale collegato a queste richieste”, scrivono su facebook i consiglieri comunali fiorentini Antonella Bundu e Dmitrij Palagi (SPC).
I manifestanti hanno raggiunto in corteo piazza del Comune, molto oltre il limite dato nel preavviso concordato con la questura, e qui si sono trattenuti finché sono stati esplosi alcuni botti. Allora le forze dell’ordine sono intervenute con una carica di alleggerimento per far ritornare il corteo verso piazza della Stazione, luogo dove era stato autorizzato e dove è terminata l’iniziativa. La manifestazione di SìCobas, che non è rimasta contenuta al tragitto concordato, ha provocato la reazione del sindaco Matteo Biffoni per il quale “quanto accaduto è inaccettabile”. “Prefetto e questore – ha detto – diano spiegazioni alla città”. Per Biffoni, c’è stata “una gestione imbarazzante dell’ordine e la sicurezza” mentre “i SìCobas confermano il disprezzo delle regole”. “E’ inaccettabile che chi ha la responsabilità dell’ordine pubblico abbia consentito ad un corteo di mettere a rischio la città in un sabato pomeriggio in cui le famiglie vanno in centro con i bambini a fare acquisti. L’autorizzazione della questura era fino a piazza San Marco. Non so cosa sia successo ma i manifestanti hanno percorso tutto il centro fino a piazza del Comune”. “E’ stata lasciata sola la polizia municipale, che ricordo – ha detto Biffoni – non è responsabile dell’ordine pubblico e che ringrazio per la professionalità e l’impegno con cui si è dovuta assumere oneri per l’incapacità di altri. In piazza del Comune gli agenti sono rimasti senza alcun supporto da parte di chi aveva il dovere di controllare il corteo, ovvero la Polizia di Stato. Ed è per questa capacità di gestione che sono stati caricati i manifestanti sotto il palazzo comunale”. Quanto ai SìCobas, per Biffoni “continuano a mostrarsi incapaci di rispetto, in cerca di notorietà sulla pelle degli altri, siano gli operai sfruttati o i cittadini. L’avevo detto e lo ripeto, noi vogliamo tutelare per davvero i diritti di chi lavora, lo facciamo e lo faremo sempre con tutti gli strumenti legittimi a disposizione e con tutte le forze sane della città, ma con queste persone che disprezzano la legalità non potrà mai esserci un dialogo”.

 

“Le dimissioni del prefetto e del questore di Prato, un confronto pubblico col sindaco sui fatti accaduti  (in assenza del quale farebbe bene a dare il buon esempio e dimettersi lui per primo) e un tavolo di confronto permanente fra tutte le forze – sindacali, associative, politiche – che hanno condiviso la manifestazione  per dare continuità non solo al sostegno alla singola vertenza bensì a squarciare il velo di ipocrisia sulle vere illegalità del distretto pratese”. Questo quanto chiede in una nota la segreteria regionale di Rifondazione Comunista. “Ci rivolgiamo direttamente al sindaco di Prato: aver condiviso e contribuito al tentativo di marginalizzare la manifestazione (in pieno accordo con prefetto e questore), aver condannato l’atteggiamento degli organizzatori senza aver detto e fatto per giunta mai nulla per sanare le palesi ingiustizie che hanno portato tanti e tanti in piazza, non le sembra – signor sindaco – che la renda funzionale ad un disegno più ampio, ad una sorta di criminalizzazione di ogni conflitto sociale? Non le sembra – si legge ancora nella nota diffusa –  che Prato sia balzata alle cronache nel modo peggiore a causa di tutto questo, e che lei ne abbia una grave responsabilità? Ma non solo, aver concesso prima l’autorizzazione a manifestare fino in centro ed averla revocata all’ultimo non le sembra che possa far adombrare il sospetto – per la tempistica – che si volesse creare volontariamente una sorta di “strategia della tensione”? Sospetto che poi si è rafforzato con le cariche del tutto ingiustificate delle forze dell’ordine al termine della manifestazione. Insomma non le sembra, signor sindaco, che sia un po’ troppo comodo lamentarsi dei soli prefetto e questore (che dopo aver autorizzato cortei dell’estrema destra, “segnalato” alla magistratura cittadini rei di averli contestati il 25 aprile, tentato di marginalizzare la manifestazione di ieri e, solo per ultimo, caricato i manifestanti già in smobilitazione, non possono che dimettersi) senza assumersi la responsabilità dell’essersi voltato dall’altra parte nel merito delle questioni ed aver invocato legalità e sicurezza (in nome dello shopping, alla faccia dei diritti dei lavoratori e sciopero) e quindi di fatto pienamente rivendicato quei decreti Salvini che non a caso il suo partito al governo (su questo l’onorevole Giacomelli nulla ha da dire?) non ha nessuna intenzione di abrogare. Ieri (18 gennaio ndr.) era il momento di dare sostanza alla sua partecipazione alla manifestazione anti fascista del marzo scorso, ci pare che abbia perso un occasione e dato un pessimo spettacolo. Accetti questo confronto pubblico (anche con gli organizzatori di ieri) o si dimetta, non si nasconda dietro censura ai meri “bracci operativi” di ieri, cioè prefetto e questore”.

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