Alia Multiutility ha chiesto e ottenuto un prestito da 965 milioni di euro per un terzo utile a rifinanziare il debito esistente e due terzi destinato a nuovi investimenti. E mentre le opposizioni polemizzano con questa scelta, la quotazione in Borsa sembra allontanarsi.
La notizia è che Alia Multiutility ha raccolto 765 milioni con un finanziamento bancario a medio e lungo termine e un prestito obbligazionario a dieci anni di 200 milioni. Totale, 965 milioni di prestito per sanare il debito pregresso, finanziare l’attuazione del piano industriale presentato nel 2022 e per i restanti due terzi finanziare un piano di investimenti “per il rafforzamento delle infrastrutture e una maggiore efficienza operativa nei servizi ai cittadini”, dice l’Amministratore delegato Alberto Irace. Quindi investimenti per tre obiettivi: migliorare la qualità del servizio, contenere le tariffe e ridurre la dipendenza da impianti terzi. Ora quando si ricevono prestiti di questa portata da istituti nazionali e internazionali vuol dire che l’azienda è solida ed è considerata in grado di onorare gli impegni, certamente. Nello stesso tempo non si possono non vedere i 672 milioni di debito nel bilancio del 2023. E le opposizioni fanno sentire la loro voce. Paolo Bambagioni, della lista Schmidt in Consiglio comunale a Firenze e Presidente della Commissione di controllo del Comune parla di “un gioco al rialzo sul debito che rischia di affossare le prospettive future Alia Multiutility con effetti ricadere su bollette e qualità dei servizi”. Dmitrij Palagi, di Sinistra progetto comune, chiede di convocare una seduta urgente per parlare della gestione finanziaria della Multiutility. Per il Pd è invece già tutto alla luce del sole e approvato in tutti gli organi amministrativi delle società coinvolte. Questa operazione – ovvero il tradizionale accesso al credito – sembra allontanare o congelare l’opzione quotazione in Borsa, che in questi mesi ha visto la contrarietà di una parte dei soci e dello stesso Pd.