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Ven 13 Set 2024
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Muore detenuto a Sollicciano: non poteva permettersi le cure, presto un nuovo protocollo

Aveva patologie complesse ed era finito più volte all’ospedale i suoi avvocati avevano chiesto un differimento della pena, ma non è stato possibile proprio a causa della sua indigenza. ll Comune nei prossimi giorni firmerà un protocollo con il carcere e la Asl per offrire continuità assistenziale ai numerosi detenuti la cui condizione di salute è incompatibile con la reclusione.

Non aveva soldi per essere trasferito in una struttura sanitaria ad hoc e quindi è rimasto a scontare la pena dentro il carcere di Sollicciano, nonostante fosse malato e nonostante rifiutasse da giorni il cibo. Così è morto nei giorni scorsi nel penitenziario fiorentino un detenuto italiano di 63 anni. Aveva patologie molto complesse ed era finito più volte all’ospedale i suoi avvocati avevano chiesto un differimento della pena, ma non è stato possibile proprio a causa della sua indigenza. Un fatto che, ancora una volta, accende i riflettori su Sollicciano e sulla necessità di adeguarsi di strutture sanitarie diverse dagli ospedali per persone che non sono in grado di pagarsi le cure.

Ecco perché il Comune nei prossimi giorni firmerà un protocollo con il carcere e la Asl per offrire continuità assistenziale ai detenuti la cui condizione di salute è incompatibile con la reclusione, e non si parla di numeri insignificanti, ma di diversi detenuti. Grazie a questo protocollo sarà possibile effettuare il trasferimento di alcuni reclusi in strutture socio-sanitarie esistenti. Ad annunciare questo nuovo progetto il neo assessore alle politiche sociali Nicola Paulesu, che proprio ieri si è recato in visita al carcere di Sollicciano insieme, tra gli altri, Luca Maggiora  l presidente delle Camere Penali  che ha aderito all’iniziativa promossa dall’Osservatorio carcere Ucpi ‘Ristretti in Agosto’.

Nel carcere fiorentino di Sollicciano il reparto accoglienza risulta un “dormitorio” e quello transito “appare inadeguato ad ospitare persone” per la “palese insalubrità e la collocazione al livello inferiore del calpestio, tale da renderlo del tutto invivibile”. È quanto risulta dal bilancio della visita svolta ieri mattina. “Preoccupa – si legge in una nota dei penalisti – la chiusura della seconda cucina (inaugurata pochi anni fa e munita di attrezzature moderne) dichiarata inagibile per pericolo di cedimento strutturale del pavimento”. Inoltre, sottolinea la Camera penale “le sezioni, al netto della 5/a resa inagibile a seguito delle ultime drammatiche manifestazioni dei detenuti dello scorso luglio, scontano la fatiscenza ed il sovraffollamento. Il reparto accoglienza risulta, al più, un dormitorio. La presenza di numerose diverse etnie (più di 60) rende difficilissima la allocazione dei detenuti e la prevenzione di scontri”. La Camera penale di Firenze denuncia anche il “numero ridotto del personale di polizia penitenziaria” che “al netto dei reali sforzi profusi” rende “assolutamente critica la gestione dell’istituto”. La notte scorsa, concludono i penalisti, è deceduto un “detenuto con patologie complesse, durante l’ennesimo ricovero ospedaliero”: in ragione della sua “totale indigenza non è riuscito a trovare nel tempo alcuna collocazione alternativa nonostante le ripetute richieste di differimento della pena”.

 

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