Presentato oggi il progetto vincitore del bando MAD residenze d’artista nell’ottobre 2023: si tratta dell’installazione sonora site-specific e permanente del sound artist SADI, dal titolo Agorà , pensata per gli spazi del Carcere duro delle Murate e che si propone di far risuonare pensieri e orientamenti di chi ha vissuto la detenzione in regime di isolamento tra gli anni Venti e gli anni Settanta del Novecento nello storico penitenziario.
Risemantizzare gli spazi con una coscienza e una qualitĂ importanti. Ci riesce perfettamente l’opera site-specific per lo storico penitenziario Le Murate, AgorĂ , del sound artist, percussionista e polistrumentista fiorentino SADI, progetto di installazione sonora – da domani permanente – che ha convinto la commissione del bando MAD residenze d’artista. In soli 4 mesi, SADI, con il supporto delle curatrici Veronica Caciolli e Valentina Gensini, è riuscito a comporre uno spartito di possibili pensieri, ideologie, lamentazioni e soliloqui, di frustrazioni e sentimenti di sfida che animarono, nel silenzio, questa parte dello storico penitenziario dove venivano confinati i nemici dello Stato, gli antifascisti, i diversi per etnia ed orientamento sessuale. Voci di tanti, anche di nomi noti, come Gaetano Salvemini (storico e politico, 1873-1957), Hans Purrmann (pittore, 1880-1966), Aldo Capitini (filosofo e politico, 1899-1968), Carlo Levi (scrittore e pittore, 1902-1975), Alessandro Sinigaglia (partigiano, 1902-1944), che oggi tornano sotto forma di suono, una composizione che ha differenti registri e note fuori scala, dagli acuti che richiamano le istanze mai sopite, ai toni baritonali, drammatici di quelle condizioni. Il carcere duro è dunque restituito alla cittĂ slacciato dalla sua funzione, e si ripresenta come una piazza dove libertĂ , azione e parola ne fanno un luogo ideale e democratico, sociale, di confronto e alteritĂ .Â
L’installazione, che ha una durata massima di 15 minuti e può essere fruita da piccoli gruppi di visitatori dietro prenotazione, è in collaborazione con BHMF Black History Month Florence ed è stata sviluppata attraverso una ricerca sulle memorie orali, ottenute in particolare grazie alla collaborazione di Valeria Muledda (artista), Corrado Marcetti (giĂ direttore della Fondazione Michelucci di Firenze) e su fonti scritte, ricevute dall’Archivio di Stato di Firenze, l’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’EtĂ contemporanea, Villa Romana, le ricercatrici Pamela Giorgi e Elena Gonnelli, e l’archivio raccolto da MAD negli ultimi dieci anni. Â
“Il carcere duro è sempre stato per me un posto di grande ispirazione per la sua storia – ha dichiarato SADI -. Attratto dal vilipendio sociale che gravava nel contesto socio-politico italiano in cui le libertà di espressione, di pensiero, di identità di genere e origine sono state ammutite, escluse e detenute nel penitenziario delle Murate di Firenze, è stato necessario identificare il tema su cui concentrarsi per poi attivarmi in ricerche storiche e archivistiche. Una residenza che mi ha introdotto a riflessioni profonde da cui creare qualcosa che valorizzasse trasformazione, bellezza e cultura. Grazie alle tante collaborazioni con ricercatori, artisti e archivisti, tutto è arrivato come se da quelle porte aperte arrivasse un’anima pronta per essere liberata. Questo lavoro è dedicato ai tanti nomi che hanno vissuto in quelle mura e che spero oggi possano invitare studenti e persone interessate a scoprirne le storie. Una commemorazione nel ricordo, per sfamare la libertà di tutti nell’oggi”.
“AgorĂ – spiega Veronica Caciolli, curatrice dell’installazione – è l’esito di un intenso periodo di ricerca che ha coinvolto memorie orali e archivi, persone e istituzioni, restituendo un patrimonio culturale e ideologico che gli abusi di potere non sono riusciti a sedare e che siamo fieri di riportare alla luce”.
“Un affascinante connubio tra arte, storia e memoria – ha detto l’assessora all’UniversitĂ e alla ricerca del Comune di Firenze Titta Meucci – che prende vita al MAD ed esplora le storie di antifascisti, afrodiscendenti e minoranze perseguitate, offrendo uno sguardo profondo sul passato e andando avanti nel lavoro di trasposizione dell’ex carcere delle Murate in uno spazio di riflessione e democrazia, capace di restituire alle generazioni presenti un patrimonio culturale che merita di essere portato alla luce. Una nuova conferma di come la creativitĂ possa contribuire a trasformare il significato di luoghi della nostra storia”.Â
Il progetto proseguirĂ con un’azione performativa il 27 marzo alle 18 presso il Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze.