Torna sul podio del Maggio il maestro Myung-Whun Chung, che giovedì 23 maggio alle 20 dirigerà l’Orchestra nella Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36 di Ludwig van Beethoven e nella Sinfonia n. 4 in mi minore per orchestra op. 98 di Johannes Brahms.
Ludwig van Beethoven – Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36
Dopo due anni di lavori a più riprese, nel 1802 Beethoven porta a compimento la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36. Il compositore trascorre l’estate di quell’anno ad Heiligenstadt in preda al più profondo sconforto poiché la sordità che lo ha colpito si è acutizzata così tanto da costringerlo ad abbandonare definitivamente la carriera concertistica; ma nonostante ciò, la sua famigerata tempra battagliera lo sprona a dedicarsi alla composizione moltiplicando le sue possibilità espressive. Anche se nata in quel periodo di terribile angoscia, la sua Seconda Sinfonia non reca alcun segno del dolore provato ma è pervasa di energia positiva e alla prima esecuzione, che ha luogo l’anno seguente al Theater an der Wien, viene giudicata un’opera sorprendente anche se troppo lunga. La sinfonia si apre con un’introduzione lenta e solenne – Haydn docet – che cede il passo a un Allegro dalla vitalità palpitante dove lo scontro dialettico tra un primo tema scattante e inquieto e un secondo tema di stampo marziale si fa serrato soprattutto nella sezione dello sviluppo, che assume proporzioni più ampie. Seguono un Larghetto vibrante di malinconia settecentesca e uno Scherzo tutto ritmo e dinamicità (dalla Seconda in poi, ad eccezione dell’Ottava, il compositore adotterà sempre lo Scherzo in sostituzione del tradizionale Minuetto). Per l’ultimo movimento Beethoven prevede un esuberante Allegro in forma di Rondò, un concentrato di energia centrifuga che prima contrappone e poi scioglie le tensioni accumulate nei movimenti precedenti.
Johannes Brahms – Sinfonia n. 4 in mi minore per orchestra op. 98
Come di consueto, Brahms si dedica alla composizione durante le vacanze e tra le estati del 1884 e del 1885 crea la sua Quarta e ultima sinfonia. Sono trascorsi quasi dieci anni dalla sua prima e temutissima prova in campo sinfonico e dopo aver costruito passo dopo passo il proprio linguaggio nel segno della classicità filtrata attraverso la sensibilità romantica, Brahms ha confermato il suo valore sul campo soddisfacendo le aspettative di chi lo aveva designato come l’astro nascente del sinfonismo tedesco. La Quarta Sinfonia è una pagina tanto ricca di dottrina musicale quanto di sfumature malinconiche in cui ogni idea tematica viene plasmata meticolosamente prima di trovare la sua collocazione ideale. Il primo movimento, ad esempio, è costruito interamente a partire da un intervallo di terza e dal suo rivolto, materiali minimi che tra le mani del dotto artigiano delle note Brahms vengono sfruttati in tutte le loro possibilità (anche il secondo tema è costruito su intervalli di terza così come tutte le altre idee tematiche che sembrano germogliare dal medesimo seme dalle potenzialità infinite). E se nell’Allegro iniziale il compositore esibisce la sua maestria creando con pochi e semplici intervalli un intero e complesso movimento, nel grandioso Allegro finale sfoggia il più alto magistero contrappuntistico costruendo una Ciaccona – una serie di variazioni su un basso ostinato – su un tema derivato dalla Cantata BWV 150 di Bach; una scelta significativa con cui Brahms chiude il capitolo, breve ma intenso, della sua produzione sinfonica, celebrando la tradizione musicale di appartenenza e stabilendo al contempo il punto di non ritorno del sinfonismo romantico.