Sciopero del commercio nei giorni di Natale, Santo Stefano, Capodanno ed Epifania in Toscana. Lo hanno proclamato Filcams Cgil e UilTucs Toscana.
“No al sempre aperto, no a lavorare per le feste, il commercio non è un servizio essenziale, la festa non si vende – sottolineano in una nota i sindacati -. Vanno tutelati e creati i posti di lavoro e aumentati i salari, solo così si aumentano i consumi: mancano i soldi da spendere non le occasioni per farlo. La regolamentazione delle aperture nei festivi, oltre che a difendere i diritti di lavoratrici e lavoratori del commercio, serva anche al territorio e all’ambiente, ai centri storici, alla cultura”. Filcams Cgil e UilTucs Toscana sottolineano “che molte sentenze hanno sancito che il lavoro nelle festivitĂ civili e religiose individuate dal Contratto nazionale non è un obbligo e il lavoratore non può essere comandato al lavoro senza il proprio assenso”.
“La richiesta avanzata dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori di attivarci per un’azione di moral suasion nei confronti degli esercizi commerciali, affinchĂ© il 24 e il 31 dicembre dispongano una chiusura anticipata alle 18 nei rispettivi esercizi, è ragionevole e posta in maniera garbata. Per questo non ci trova ostili, tanto piĂą che negli ultimi anni molti negozi della rete distributiva tradizionale e diversi punti vendita della grande distribuzione hanno giĂ adottato la prassi di anticipare la chiusura nelle due giornate”. A dirlo è Franco Marinoni, direttore generale Confcommercio Toscana, rispondendo all’appello di Cgil, Cisl e Uil. “Questo avviene proprio per venire incontro alle esigenze di conciliazione dei tempi di vita dei dipendenti, come sottolineato dai sindacati. La decisione sugli orari di apertura e chiusura è comunque una prerogativa delle singole imprese, considerando che, con la liberalizzazione, non esiste una regolamentazione che imponga vincoli specifici”.