Costi insostenibili, imbarcazioni ferme in porto e occupazione a rischio: anche il settore della pesca non naviga in buone acque a causa dei continui aumenti dell’energia e dei carburanti che non accennano a stemperarsi.
Questo il quadro della pesca italiana tracciato dall’Alleanza delle Cooperative che prevede una perdita dei profitti del 28% in un anno. A soffrire maggiormente sono i sistemi a traino fortemente energivori, ossia il 30% della flotta peschereccia con 1.200 imbarcazioni, dove l’incidenza dei costi di produzione è del 60/70%. Infatti, a seconda della tipologia e della dimensione, vengono consumati tra i 500 e i 1.700 litri di gasolio al giorno.
Una situazione che ha portato gli operatori, soprattutto quelli del sistema a strascico, a ridurre le giornate di pesca con ripercussioni sull’approvvigionamento dei mercati ittici e sul loro reddito, a vantaggio delle importazione extra-UE.
A oggi le difficoltĂ continuano, aggravate dal calo dei prezzi del prodotto ittico dopo il periodo estivo (dal 30 al 40%), con il risultato che sempre piĂą gli armatori sono interessati al fermo definitivo.
Non sono mancati gli interventi messi in campo da UE e Governo italiano, ma il credito d’imposta sul piano finanziario non ha effetti immediati sul flusso di cassa delle imprese. Stessa cosa per le misure europee del Feampa modificate per intervenire sulla perdita di redditivitĂ e costi aggiuntivi, ma a oggi sono ancora senza effetto per la mancata attivazione del nuovo Fondo.
Secondo l’Alleanza per ridare futuro alla pesca occorrono investimenti per adottare nuovi carburanti e motori meno energivori, ma il Feampa non prevede sostegni in questo senso e tanto meno per il rinnovo delle imbarcazioni. Il rischio è che ci saranno sempre piĂą ritiri definitivi e meno turn over fino a chiudere il settore. Da qui l’appello dell’Alleanza “non rendiamo insostenibile per i pescatori una pesca che l’Europa ha reso sostenibile per le risorse ittiche”.