La proposta di legge relativa all’oblio oncologico, appena approvata alla camera, “è una rinascita sociale per oltre un milione di guariti dal cancro”, che avranno maggiori possibilità di “accedere a servizi finanziari come mutui e assicurazioni e di ottenere contratti di lavoro e adozioni”
La proposta di legge sull’oblio oncologico appena approvata alla Camera è, secondo il presidente della Commissione Affari Sociali e Salute, Ugo Cappellacci, una vera e propria “rivoluzione”, “una rinascita sociale per oltre un milione di guariti dal cancro”.
Dai tumori, continua Cappellacci, “si può guarire e si guarisce sempre con maggior successo” e il diritto all’oblio è “una rinascita sociale: un messaggio di speranza e di libertà anche per chi lotta contro questo male che coinvolge oltre tre milioni di persone nel nostro Paese”, perché non bisogna dimenticare, conclude, “dietro ai numeri, ci sono persone, storie di vita, famiglie che possono finalmente ricominciare il loro cammino”.
Allo stesso modo, anche l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e la Fondazione Aiom esprimono “forte gratitudine” nei confronti della Camera per l’approvazione del disegno di legge sul diritto all’oblio oncologico. “Questa norma può porre il nostro Paese all’avanguardia in Europa nella tutela delle persone colpite dal cancro che hanno superato la malattia”, ha affermato il Presidente Aiom, Saverio Cinieri. E ha concluso: “Dopo l’approvazione definitiva da parte del Senato, i guariti dal cancro non saranno più discriminati nella vita sociale, professionale e familiare”.
Giordano Beretta, presidente di Fondazione Aiom, ha spiegato che “grazie all’innovazione tecnologica e agli importanti risultati della ricerca scientifica, sono 3,6 milioni le persone che vivono in Italia dopo una diagnosi di tumore; oltre un milione può essere considerato guarito. Per questo è indispensabile permettere ai pazienti di godere di una vita libera e completa dopo la fine delle cure”.
Negli ultimi due anni, Fondazione Aiom ha lanciato una campagna informativa, #iononsonoilmiotumore, che ha visto la realizzazione della prima guida sul tema, un portale web e una forte campagna social per promuovere una raccolta firme, che ha superato le 107mila adesioni.
Dopo 10 anni dal termine delle cure per le neoplasie dell’adulto e dopo 5 per quelle dell’età pediatrica, conclude Beretta, “i pazienti potranno essere ritenuti guariti non solo a livello clinico ma anche per la società”.