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Omicidio Ciatti: la famiglia denuncia lo Stato per aver lasciato libero l’omicida

Ciatti

Niccolò Ciatti

Il padre di Niccolò Ciatti, Luigi, ha deciso di denunciare la Presidenza del Consiglio dei ministri per aver liberato Rassoul Bissoultanov, assassino del figlio ora latitante.

Quando Niccolò Ciatti venne barbaramente assassinato aveva 22 anni. Era il 12 agosto del 2017 e ad ucciderlo, fuori da una discoteca di Lloret de Mar (in Spagna), fu il ceceno Rassoul Bissoultanov, di 32 anni. Ed ora, dopo infinite vicende giudiziarie, a quasi otto anni dai fatti, la famiglia continua ad invocare giustizia, come ha fatto senza sosta in lunghissimi anni di attese, processi, dolorosi, colpi di scena. Come la decisione della Corte di Assise di Roma, che nel dicembre del 2021 decise di rimettere in libertà Bissoultanov nonostante una sentenza a 23 anni di carcere passata in giudicato in Italia. In Spagna, al secondo grado di giudizio a Bissoultanov vennero comminati 15 anni. La Cassazione giudicò ovviamente errata quella decisione. Ma da allora il lottatore ceceno è scomparso, latitante, probabilmente protetto dalla comunità cecena di una città europea. Qualcuno parla di Bruxelles. Assistiti dagli avvocati Agnese Usai e Massimiliano Stiz, i due genitori hanno depositato un’azione civile contro lo Stato e in particolare contro la Presidenza del consiglio dei ministri (organo individuato dalla norma responsabilità civile dei giudici). Nella citazione i legali indicano una richiesta di circa mezzo milione di euro, 100 mila per il danno patrimoniale e 400 mila per quello non patrimoniale. Oltre all’accertamento delle responsabilità dei giudici che disposero la scarcerazione. Il punto centrale, la grave responsabilità dei giudici che liberarono un colpevole riconosciuto come tale da due tribunali diversi, quello spagnolo e quello italiano e in più gradi di giudizio. Per i genitori – e non solo per loro – una cosa inaccettabile.

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