Il giudice Sara Farini ha condannato a 16 anni l’ex tipografo Roberto Pirrone in rito abbreviato per l’omicidio del venditore senegalese Idy Diene il 5 marzo 2018 sul ponte Vespucci di Firenze. Pirrone ha assistito in aula alla lettura del dispositivo in silenzio. Le motivazioni tra 60 giorni.
La condanna è in linea con la richiesta del pm Giuseppe Ledda, che aveva indicato in 24 anni, che poi calano a 16 anni per la riduzione del rito abbreviato, la pena per Pirrone che uccise con più colpi di pistola Diene incrociandolo sul ponte Vespucci.
Nel dispositivo il gup non ha accolto l’aggravante per futili motivi chiesta dal pm e neppure ha riconosciuto le attenuanti generiche come auspicato dai difensori di Pirrone Sibilla Fiori
e Massimo Campolmi.Â
“Vidi un’ombra, il ponte era vuoto, sparai, non so perchĂ©, io ero in realtĂ uscito di casa con l’intenzione di uccidermi”: queste parole di Roberto Pirrone, il tipografo in pensione che il 5 marzo scorso ha ucciso il venditore ambulante Idy Diene, non hanno convinto il giudice Sara Farini che lo ha condannato a 16 anni così come chiesto dal pubblico ministero.  La casualitĂ dell’incontro e del gesto omicida, piĂą volte ribaditi dall’imputato non hanno retto sotto il peso delle domande del pm che durante il processo ha sempre sostenuto la  contraddizione di ipotizzare il suicidio e uscire di casa con un’arma col caricatore pieno di colpi e del dirigersi verso un ponte presumibilmente affollato di persone e macchine come il Vespucci invece che in un luogo appartato.
Tuttavia nonostante le testimonianze di alcuni passanti e la scelta di Pirrone di risparmiare alcune persone piuttosto che Idy non sono valse a considerare nĂ© nell’inchiesta della procura di Firenze nĂ© nella sentenza l’aggravante dell’odio razziale alla base del gesto. Alcuni giorni dopo l’omicidio a Firenze in 10mila marciarono pacificamente in corteo sui lungarni e nel centro per ricordarlo e per dire ”no” al razzismo.
Pirrone, che una perizia psichiatrica acquisita in incidente probatorio ha definito “capace di intendere e di volere”, è stato descritto dalla difesa come “una persona che proviene da un situazione di disperazione, con una grande sofferenza interiore, repressa”. Una sofferenza che in base alla sentenza del processo con rito abbreviato, l’uomo avrebbe scaricato su un altro essere umano ponendo fine alla sua esistenza. Il gup del Tribunale di Firenze non ha riconosciuto l’aggravante dei futili motivi (contestata dalla pubblica accusa) ma non ha concesso nemmeno le attenuanti generiche. L’imputato ha assistito in aula alla lettura della sentenza in silenzio.
Le motivazioni tra 60 giorni. Presumibilmente proprio nei giorni dell’anniversario della morte di Idy che in questi mesi è stato ricordato e commemorato con varie iniziative, da momenti di preghiera, a tornei di calcetto, da concerti a manifestazioni anche volte a raccogliere fondi a sostegno della famiglia alla quale la sentenza attribuisce dei risarcimenti  di 100mila euro a favore di una moglie di Diene che abita in Toscana, e altri due da 75mila e 50mila euro per i figli e per altri parenti del cittadino senegalese.