Sab 21 Dic 2024
Controradio Streaming
ToscanaCronacaOmicidio-suicidio in centro rifugiati: struttura chiusa, ospiti trasferiti

Omicidio-suicidio in centro rifugiati: struttura chiusa, ospiti trasferiti

Omicidio-suicidio in centro rifugiati: la Procura di Firenze indaga per capire ciò che giovedì ha spinto il profugo afgano Farad Pazhwak, 36 anni, a uccidere il connazionale Arif Sadat Sayed, di 3 anni più giovane, e poi a togliersi la vita, a Villa Monticini, centro di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati a Tavarnuzze, nel comune di Impruneta (Firenze), gestito dalla Caritas.

I carabinieri, coordinati dalla pm Ornella Galeotti, avrebbero sequestrato il pc e il telefono dell’aggressore per recuperare messaggi e telefonate che possano fare chiarezza. Non si esclude al momento che il litigio possa essere legato alle sorelle di Farad o a un video sul telefono di Arif. Da quanto emerso sembra anche che Farad Pazhwak non avesse mai avuto problemi psichiatrici.

I due afghani avevano in comune la prospettiva di fare come lavoro il pizzaiolo, ma il 33enne era intenzionato a portare avanti anche la sua passione per la fotografia e il videomaking (era conosciuto col nome di Arif Takveen). Entrambi stavano seguendo un corso proprio per poter poi trovare lavoro. Sia Arif Sadat Sayed che l’omicida avevano fatto il percorso nei Cas e il primo si trovava a Villa Monticini da maggio 2022, il secondo da settembre 2021.

Tra i due, fino a ieri, non ci sarebbero mai state liti o atteggiamenti pericolosi, secondo quanto appreso. Nell’agosto 2022 il 33enne, attraverso la Caritas, aveva così raccontato la sua fuga da Kabul: “Quando i talebani sono arrivati a Bamiyan ero lì per attività teatrali e ho visto con i miei occhi quando hanno sparato ai Buddha. Era impossibile abituarmi a vedere giovani di 16 anni girare armati di fucile e compiere reati in nome della religione, ma che in realtà sono con l’Islam: i talebani conoscono solo la lingua della violenza, non il dialogo”.

“Sono riuscito a varcare la porta dell’aeroporto, dietro di me una folla di persone invece non ce l’ha fatta”, raccontava ancora Arif ripensando a quei difficili momento all’aeroporto di Kabul. La struttura di Tavarnuzze, in seguito a quanto accaduto, è chiusa anche se non sotto sequestro e i restanti 8 ospiti trasferiti altrove. E’ da circa 15 anni che Villa Monticini accoglie richiedenti asilo e rifugiati politico con il progetto Sprar.