Firenze, terminato il restauro della scultura marmorea raffigurante San Marco, opera di Donatello appartenente alla collezione del Museo di Orsanmichele, intervento reso possibile grazie alla collaborazione fra i Musei del Bargello e l’Opificio delle Pietre Dure e al decisivo sostegno economico dei Friends of Florence.
La statua restaurata, capolavoro giovanile di Donatello (l’artista lo scolpì nel 1411, a soli 25 anni), opera fondante del Rinascimento italiano, viene presentata a pochi giorni dalla riapertura al pubblico del Museo, fissata per il 1° giugno. Il Museo di Orsanmichele sarà così il quarto museo del gruppo Musei del Bargello a riaprire le porte al pubblico, dopo il Museo Nazionale del Bargello, il Museo di Palazzo Davanzati e le Cappelle Medicee, che hanno riaperto lunedì 3 maggio.
L’intervento di restauro è stato condotto sotto la supervisione scientifica di Matteo Ceriana, già curatore del Museo di Orsanmichele, e di Riccardo Gennaioli, Direttore del Settore Restauro materiali lapidei dell’Opificio delle Pietre Dure, con la collaborazione di Francesca de Luca e Benedetta Matucci, e con la consulenza di una commissione tecnico-scientifica costituita da Lorenzo Lazzarini (IUAV), Marisa Laurenzi Tabasso (Istituto Centrale del Restauro) e Daniela Pinna (Università di Bologna).
L’opera – ritirata nel 1977 dalla sua collocazione nella prima nicchia sul lato Sud del patronato dei Linaioli e Rigattieri e collocata al primo piano del Complesso di Orsanmichele, dove ha sede il Museo che ospita le statue originali dei tabernacoli – è stato il primo capolavoro rinascimentale del ciclo ad essere restaurato, dal 1984 al 1986, dall’Opificio delle Pietre Dure.
In quell’occasione fu rimossa la patinatura color bronzo, realizzata dopo il 1789 con l’intento di accordare le statue marmoree al colore delle altre in metallo. Col primo intervento di rimozione condotto dall’Opificio fu recuperata la naturalezza fluida del modellato del San Marco, oltre a tracce labili di dorature nei bordi della veste, sul cuscino sotto ai piedi, sulla coperta del Vangelo, nei sandali, nella barba e nei capelli. A restauro ultimato fu deciso il ritiro definitivo dell’opera dall’esterno, con la realizzazione nel 1990 di un calco, sempre ad opera dell’Opificio.
A distanza di oltre trent’anni l’Opificio è stato nuovamente incaricato dalla Direzione dei Musei del Bargello di valutare lo stato di conservazione del capolavoro rinascimentale e progettare un nuovo intervento. Prima del suo ricovero all’interno del museo nel 1977, la statua è stata conservata per quasi sei secoli in esterno e nel materiale lapideo si riscontrano fenomeni di alterazione tipici di una prolungata permanenza all’aperto.
Tutte le aree di decoesione furono però consolidate in occasione del precedente restauro e a tutt’oggi risultano stabili. Le forme di alterazione più evidenti si concentravano a livello superficiale: il deposito di particellato atmosferico aveva incupito l’aspetto del marmo e la presenza di sostanze residue, dovute alla realizzazione del calco, ne aveva modificato la tonalità .
In podcast le dichiarazioni di Paola D’Agostino, Direttore dei Musei del Bargello, raccolte da Gimmy Tranquillo.
Â
Museo di Orsanmichele