Firenze, con l’affissione di 71 poster giganti in bianco intorno al Teatro Verdi, al cui interno l’L’Orchestra della Toscana (ORT) ha la sua sede stabile, è iniziata la action del progetto ‘InsideOut’.
Ad aiutare l’ORT ad incollare qualche manifesto è arrivato anche l’assessore alla cultura del Comune di Firenze, Tommaso Sacchi, questa è la più recente installazione del progetto ‘Inside Out’, ideato dall’artista francese JR nel 2011, che propone un’azione artistica globale che trasformi i messaggi di identità personale in opere d’arte.
“In questi mesi di pandemia l’ORT ha continuato a produrre musica. Le regole sanitarie impongono di farlo senza la presenza del pubblico Lo streaming è stato il modo di far uscire il nostro suono fuori dal teatro – si legge in un comunicato dell’ORT – Adesso è arrivato il momento di farlo anche con le immagini di chi qui dentro ci lavora (direttori, musicisti, tecnici, amministrativi). Un modo per ribadire la nostra presenza e il nostro ruolo culturale all’interno di questa regione meravigliosa che è la Toscana”.
“È un gesto simbolico, politico e artistico. È un altro modo per consegnarvi la nostra arte; uno sguardo e una testimonianza del lavoro che la nostra comunità svolge tra le mura del nostro amato teatro”.
InsideOut nasce nel 2011 al termine della premiazione del TED Prize. Il vincitore, il fotografo e urban artist francese JR, decide di finanziare il progetto con i centomila dollari del premio. L’obbiettivo è restituire alla gente il potere di rappresentanza, trasformare semplici ritratti in opere d’arte in modo che chiunque possa diventare co-autore dell’operazione. Di fatto la più grande esposizione fotografica mai realizzata, creata con la partecipazione attiva di migliaia di persone in tutto il mondo.
Se qui da noi in occidente la cosa potrebbe essere scambiata per una semplice installazione che suscita curiosità, la forza di questo progetto nel tempo è stata quella di andare a diffondersi nelle zone più complicate del mondo.
Oggi, dopo dieci anni, InsideOut ha percorso tutti i continenti, spaziando dal Polo Nord all’Ecuador, dal Nepal alla Palestina, dagli slums centrafricani alle favelas brasiliane. È arrivato sulle facciate di uffici direzionali come su palazzi abbandonati, in piazze affollate o ai margini di un deserto, in prosperose città occidentali, nel bel mezzo di regimi totalitari, in zone di conflitto. Un’ambiziosa iniziativa globale di arte collaborativa, un riuscito esperimento d’impegno civile attraverso l’arte. In totale sono state realizzate finora oltre 1.800 azioni di gruppo e quasi 363 mila poster sono stati spediti in 142 diversi paesi.