“E’ un’opera d’arte moderna ma non rispetta i caratteri della cultura mariana e per questo benedico la città, ma non il drappellone”. Così l’arcivescovo di Siena Antonio Buoncristiani, durante la cerimonia dell’offerta dei ceri e dei censi in Duomo, si è rifiutato di
dare la benedizione al drappellone realizzato da Charles Szymkowicz che andrà alla contrada vincitrice del Palio dedicato alla Madonna dell’Assunta.
Il drappellone dell’artista belga aveva creato qualche malumore anche al momento della presentazione di venerdì scorso quando era stato accolto da timidi applausi e alcuni fischi del pubblico. Szymkowicz aveva sottolineato proprio in quell’occasione di essersi ispirato alla figlia per realizzare la Madonna.
“Questo non deve suonare strano perché la benedizione è riservata all’immagine religiosa”, le parole dell’arcivescovo durante la cerimonia in Duomo, motivando la sua decisione di non dare la benedizione al drappellone.
“Questo non significa che deve mancare o può mancare la benedizione alla nostra città, la benedizione alle sue contrade perché il Signore ci aiuti ad essere fedeli a quanto ci è stato
trasmesso di generazione in generazione”, ha aggiunto Buoncristiani. La mancata benedizione di un Palio non avrebbe precedenti.
Lo stesso Buoncristiani, otto anni fa, era stato tra i critici del drappellone dipinto dall’artista libanese Alì Hassoun per la carriera del 2 luglio 2010, a causa della presenza di simboli aggiunti: in particolare in quel ”cencio” l’artista aveva raffigurato S.Giorgio con la kefiah al posto dell’elmo e dipinto sulla corona posta sul capo della Vergine la mezzaluna araba, la croce cristiana e la stella di David.
Ancora nel 2002, parlando a un tv privata, Buoncristiani, che era da poco stato nominato arcivescovo di Siena, aveva detto:
“In passato ho visto drappelloni che non avrei fatto entrare in Chiesa”, aggiungendo che “a chi ha il compito di scegliere gli artisti che dipingono il drappellone ricordo che l’ arcivescovo ha il compito di permettere o meno l” ingresso di certe immagini
in chiesa”.