In Toscana nessun consigliere regionale del Pd, secondo quanto appreso, sarebbe al momento intenzionato a lasciare il partito per seguire Matteo Renzi, che pure conta vari fedelissimi nell’Assemblea toscana.
Proprio in Toscana la prossima primavera si voterà per le regionali e Renzi ha spiegato, nell’intervista oggi a Repubblica, che non presenterà gruppi e non correrà a livello locale almeno per un anno. Non lascerà i Dem, secondo quanto dichiarato ieri, neanche il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani, vicino all’ex premier e tra i nomi più accreditati alla corsa per la presidenza della Regione. Intanto si guarda all’appuntamento della Leopolda, dal 18 al 20 ottobre, e alle indicazioni che arriveranno per delineare il corso del nuovo partito.
Per il capogruppo Pd in Consiglio regionale Leonardo Marras, “amarezza, tanta, a parte, Matteo Renzi è un grande. Le sue qualità sono indiscutibili” ma “non lo seguirò perché non condivido la sua scelta”. “Non rinuncio a costruire il campo – conclude Marras in una nota – che serve agli italiani a rappresentare chi ha più bisogno, di farlo insieme a chi lavora e a chi produce, per offrire soluzioni, combattere le disuguaglianze e immaginarsi una società più giusta. La fatica di ritrovarsi su un punto da posizioni diverse, in politica, va fatta tutta”.
Il consigliere regionale Pd Antonio Mazzeo sottolinea che “Matteo Renzi è stata la persona che più di tutte mi ha fatto credere che fosse possibile impegnarsi in prima persona per provare a cambiare, davvero, il modo di fare politica. Il suo progetto nel Pd (e, se abbiamo buona memoria, il progetto stesso di Veltroni alla base della nascita del Pd e prima ancora lo spirito da cui germogliò l’Ulivo di Prodi) era quello di allargare i confini del partito e coinvolgere tutti quei pezzi di società che condividono la stessa ambizione di cambiare in meglio il quotidiano delle persone, sulla base dei nostri valori fondativi, democratici e solidali”. Oggi, aggiunge Mazzeo su facebook, “Matteo Renzi sceglie di continuare il suo percorso con un altro soggetto politico. E’ una scelta che rispetto, ma che non condivido perché fallisce il progetto di riunire tutti i riformisti sotto un’unica casa”. Per Mazzeo, “da oggi si apre una fase nuova e non so chi prenderà l’una o l’altra strada, ma di certo la stagione degli alibi è finita. Spero che chi da anni chiede a Renzi di uscire come soluzione di tutti i mali abbia oggi il buon gusto almeno del silenzio, e mi auguro che possa esserci il rispetto delle scelte di tutti. Il nostro avversario era, è e resterà la destra”.
Andrea Pieroni osserva che la scissione è “l’ennesima conferma di una politica intesa solo come esasperato personalismo, autoreferenzialità narcisistica, incapacità di concepire la politica come gruppo, come gioco di squadra, pur non essendo sempre capitano. Zingaretti ha realizzato il miracolo di tenere unito il partito nella scelta, complessa e difficile, di allearsi con M5s per il governo del Paese. Renzi dice che esce dal Pd per combattere il sovranismi di Salvini. Ecco, indebolire il Pd significa andare nella direzione opposta”.