Così don Paolo Glaentzer, arrestato con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una bimba di 10 anni, durante l’interrogatorio del 24 luglio davanti al pm. Il GIP concede i domiciliari, scelta dettata dall’assenza del pericolo di inquinamento delle prove e dall’età avanzata del prete, e nell’ordinanza dichiara “un pervicace radicamento dell’indagato in siffatte devianti e illecite modalità di condotta”.
“Ignoravo l’età, pensavo che avesse qualche anno in più, tipo 14, 15 anni”. Così don Paolo Glaentzer, arrestato con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una bimba di 10 anni, durante l’interrogatorio del 24 luglio davanti al pm. Il prete ha confessato anche di aver avuto incontri analoghi con la bimba “almeno altre tre volte”, specificando poi che era sempre stata la piccola a prendere l’iniziativa.
Intanto il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Prato Francesco Pallini ha confermato per il parroco gli arresti domiciliari: “La scelta della misura cautelare degli arresti domiciliari è tecnicamente ineccepibile e ben motivata” , commentano gli avvocati.
La circostanza secondo la quale il prete avrebbe ignorato l’età della bambina sarebbe smentita, secondo il gip, dal fatto che ha dichiarato di conoscere la famiglia da molti anni, da quando la bambina era poco più che una neonata.
“Ho conosciuto questa famiglia circa dieci anni fa” avrebbe detto, “andavo una volta al mese a cena a casa loro”. L’uomo ha anche affermato di aver aiutato la famiglia, gravata da problematiche sia economiche che sociali – tanto che i figli erano stati affidati ai servizi sociali -, e di aver donato loro circa 7mila euro nell’arco di una decina di anni”.
Gli abusi sulla bimba che hanno portato all’arresto sono avvenuti la sera del 23 luglio nei pressi della casa della famiglia. Per il giudice, l’anziano avrebbe circuito la piccola approfittando dal suo ruolo di sacerdote e della conoscenza con la famiglia, iniziata diversi anni fa.
Don Glaentzer ha anche aggiunto: “Dal momento dell’arresto ad oggi ho pensato a quanto accaduto e mi rendo conto di aver sbagliato”.
Sempre secondo quanto spiegato dal giudice, la scelta degli arresti domiciliari, rispetto a quella in carcere che era stata chiesta dall’accusa, è stata dettata dall’assenza del pericolo di inquinamento delle prove, tenuto conto che il 70enne ha confessato, fornendo la stessa versione dei fatti sia davanti al pm, il 24 luglio scorso, che in sede di interrogatorio di convalida davanti al gip. Nella decisione hanno pesato poi l’avanzata età del prete e il fatto che sconterà gli arresti nel Lucchese, lontano dall’abitazione dove la vittima vive coi fratelli e i genitori.