Tornano gli alfieri del “french touch” con l’ennesimo gioiellino pop. “Alpha Zulu” è un disco interamente registrato all’interno di una sezione del Louvre, il Musée des Arts Décoratifs di Parigi.
Prodotto dalla band stessa e registrato al Musée des Arts Décoratifs di Parigi, che si trova all’interno del Palazzo del Louvre, “ALPHA ZULU” rappresenta i Phoenix all’opera su quello che sanno fare meglio: melodie accattivanti e disinvolte accompagnate da una produzione sempre innovativa in bilico tra electro pop, dance e indie pop vagamente psichedelico.
Il titolo e il testo di “Alpha Zulu” nascono da una frase che il frontman dei Phoenix, Thomas Mars, ha sentito ripetere alla radio da un pilota durante un volo turbolento, nel bel mezzo di una tempesta. L’urgenza della frase non lo ha più abbandonato e ha portato nel giro di breve alla nascita della nuova canzone della band che ha poi dato il titolo ll’album.
Ad accompagnare l’anuncio del disco, la pubblicazione di “Tonight” un duetto con Ezra Koenig dei Vampire Weekend e subito a seguire “Winter Solstice” e l’omonima “Alpha Zulu“.
Ad accompagnare l’anuncio del disco, la pubblicazione di “Tonight” un duetto con Ezra Koenig dei Vampire Weekend e subito a seguire “Winter Solstice” e l’omonima “Alpha Zulu“.
Come leggiamo dalle note che accompagnano l’uscita del disco, quando a causa della pandemia si sono dovuti allontanare, nella primavera del 2020, sapevano che difficilmente si sarebbero visti di lì a breve. I Phoenix non erano abituati a lavorare singolarmente a nuova musica per cui in quei mesi di allontanamento non hanno prodotto nuove idee. Quando però sono stati finalmente in grado di rivedersi e riunirsi, mesi dopo, “we were almost in a trance“, ha affermato Christian. Oltre a questa nuova sensazione quasi ultraterrena, è arrivata l’opportunità di un nuovo incredibile luogo di registrazione. “We felt it would be a fantastic adventure to create something out of nothing in a museum,” ha detto Branco. “And so with the pandemic, we could live exactly this scene, to be alone in an empty museum.”.
Durante il lockdown potevano accedere al museo solo attraverso una porta piuttosto distante che li costrungeva a una passeggiata di 10 minuti attraverso stanze buie e vuote, piene di storia e di arte. Le torce del loro telefono illuminavano statue drappeggiate, quadri e anche il trono d’oro di Napoleone. “I was a bit afraid, when there was too much beauty around us, that to create something could be a bit hard,” ha affermato Christian. “But it was the opposite: we couldn’t stop producing music. In these first 10 days, we wrote almost all of the album.”.In questa occasione hanno navigato da soli in questa esplosione di creatività, guidati dallo spirito del compianto Philippe Zdar, il loro più profondo collaboratore e amico, scomparso nel 2019. “We lost more than ever, almost”, ha detto Christiam di Zdar, un bon vivant, il loro spirito guida nell’album di svolta “Wolfgang Amadeus Phoenix”. “We had many moments where we could feel his ideas. Jeté, that’s a word he would say, when you’re throwing something very fast.” .
L’incontro di emozioni, stili ed epoche nato dal folle incubatore stilistico che è stato il Musée des Arts Décoratifs ha dato i suoi frutti nella estrema eterogeneità di atmosfere e suggestioni che si riscontra nelle canzoni dell’album.
Lavorare al Musée ha in un certo senso portato i Phoenix al punto di partenza.
Da ragazzini cresciuti a Versailles, si erano ribellati all’opprimente classicismo francese intorno a cui erano cresciuti: l’idea che la cultura appartenesse a un museo. Eppure, ecco quattro dei più importanti ambasciatori culturali di Francia, che fanno il loro prossimo lavoro in uno spazio del genere. E la cosa ha funzionato perfettamente: lontano dalle mostre al Musée des Arts Décoratifs, il loro studio è diventato uno spazio di contenimento per un miscuglio di opere: Dalí accanto a pezzi medievali e sculture di Lalanne.“The backstage of the museum is like a mashup,” ha detto Deck “It’s very pop in a way – like how we make music.”.I Phoenix sono alla prese con un lungo tour mondiale. Il tour farà tappa anche in Italia, il 18 novembre, all’Alcatraz di Milano.Intanto, Alpha Zulu è il nostro “Disco della Settimana”
Durante il lockdown potevano accedere al museo solo attraverso una porta piuttosto distante che li costrungeva a una passeggiata di 10 minuti attraverso stanze buie e vuote, piene di storia e di arte. Le torce del loro telefono illuminavano statue drappeggiate, quadri e anche il trono d’oro di Napoleone. “I was a bit afraid, when there was too much beauty around us, that to create something could be a bit hard,” ha affermato Christian. “But it was the opposite: we couldn’t stop producing music. In these first 10 days, we wrote almost all of the album.”.In questa occasione hanno navigato da soli in questa esplosione di creatività, guidati dallo spirito del compianto Philippe Zdar, il loro più profondo collaboratore e amico, scomparso nel 2019. “We lost more than ever, almost”, ha detto Christiam di Zdar, un bon vivant, il loro spirito guida nell’album di svolta “Wolfgang Amadeus Phoenix”. “We had many moments where we could feel his ideas. Jeté, that’s a word he would say, when you’re throwing something very fast.” .
L’incontro di emozioni, stili ed epoche nato dal folle incubatore stilistico che è stato il Musée des Arts Décoratifs ha dato i suoi frutti nella estrema eterogeneità di atmosfere e suggestioni che si riscontra nelle canzoni dell’album.
Lavorare al Musée ha in un certo senso portato i Phoenix al punto di partenza.
Da ragazzini cresciuti a Versailles, si erano ribellati all’opprimente classicismo francese intorno a cui erano cresciuti: l’idea che la cultura appartenesse a un museo. Eppure, ecco quattro dei più importanti ambasciatori culturali di Francia, che fanno il loro prossimo lavoro in uno spazio del genere. E la cosa ha funzionato perfettamente: lontano dalle mostre al Musée des Arts Décoratifs, il loro studio è diventato uno spazio di contenimento per un miscuglio di opere: Dalí accanto a pezzi medievali e sculture di Lalanne.“The backstage of the museum is like a mashup,” ha detto Deck “It’s very pop in a way – like how we make music.”.I Phoenix sono alla prese con un lungo tour mondiale. Il tour farà tappa anche in Italia, il 18 novembre, all’Alcatraz di Milano.Intanto, Alpha Zulu è il nostro “Disco della Settimana”