Oggi, in via del Proconsolo, sul marciapiede di fronte al civico 11, c’è una nuova pietra d’inciampo, è dedicata ad Enrica Calabresi, scienziata ebrea professoressa universitaria e ricercatrice alla Specola, messa agli arresti a Santa Verdiana dove è morta suicida nel 1944 alla vigilia della deportazione.
“Non una maratona ma un pellegrinaggio”. Così Maria Federica Giuliani, assessora comunale alla cultura della memoria, che promette anche una strada intitolata a Enrica Calabresi, scienziata ebrea professoressa universitaria e ricercatrice alla specola, messa agli arresti dai fascisti a Santa Verdiana, dove è morta suicida nel 1944 alla vigilia della deportazione. Oggi, in via del Proconsolo, sul marciapiede di fronte al civico 11, dove viveva, c’è una nuova pietra d’inciampo a lei dedicata, la terza di cinque seminate in altri punti della città per il ricordo di Ugo Cambi, Gilberto Perugia, Laura Socal Perugia, e Goffredo Paggi. “Pietre che insegnano la storia”, sottolinea l’assessora regionale Alessandra Nardini all’Università e alla ricerca, ricordando subito dopo un’altra pagina buia, questa volta dei nostri giorni più recenti, quando a Roma, una falange nera ha gridato «Presente» nel buio facendo il saluto romano. Scene dall’anniversario della strage di via Acca Larenzia. “Se oggi viviamo in pace – dice ancora Nardini – è per il coraggio di uomini e donne come Enrica Calabresi, che hanno sacrificato la loro vita per questo”. Si rivolge poi alle nuove generazioni con l’esortazione a non dimenticare, a conoscere la storia “visto che c è ancora chi tenta di riscriverla”. Intorno, tuttavia, sono soprattutto persone canute, che di quegli anni sono stati testimoni diretti. Unica eccezione, il volto giovane di una lontana nipote, Elena, studentessa in farmacia, che ricorda il bagaglio di conoscenza della zia, il suo ruolo di insegnante e l’importanza di tramandarne la vivacità intellettuale e la grande ricchezza interiore. Interviene anche il sindaco di Castel San Pietro Terme, che parla della Calabresi concittadina come figura emblematica insieme ad altre della resistenza partigiana. Va tenuta la guardia alta, – ha proseguito – evidentemente non è ancora finita. Rigurgiti fascisti che tornano, infine, nelle parole di Enrico Fink, presidente della comunità ebraica di Firenze. Cita la pietra, la lapide nel giardino, l’ albero piantato in piazza d’Azeglio donato dal comitato per le pari opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Firenze, “tutte componenti – ha concluso – che ci aiutano a ricordare del suo essere stata maestra in senso letterale e di vita”.