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Piombino, difesa infermiera indagata: ‘Stiamo asfaltando le accuse’

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L’infermiera in questione è Fausta Bonino, la 57enne accusata di omicidio volontario plurimo per le morti sospette di 10 pazienti nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Piombino (Livorno).

“Stiamo asfaltando la tesi accusatoria”. Lo ha detto Cesarina Barghini, avvocato difensore di Fausta Bonino durante una pausa del processo a Livorno in cui sta intervenendo la difesa. Bonino è l’infermiera 57enne accusata di omicidio volontario plurimo per le morti sospette di 10 pazienti nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Piombino tra il 2014 e il 2015.

“Stiamo smontando tutte le teorie del pubblico ministero – ha aggiunto il difensore – E’ quello che dobbiamo fare perché la realtà è questa. Non è nemmeno un lavoro particolarmente faticoso se non fosse per la tensione di cercare le intercettazioni e mettere insieme le cose”. “Però – ha aggiunto – è un lavoro che si fa volentieri perché teniamo a valorizzare la giustizia e la verità: cioè che Fausta ovviamente non c’entra nulla come abbiamo detto sin dall’inizio. Quindi speriamo che tutti questi profili siano recepiti anche dal giudice”.

“E’ una fatica star dietro a tutto quello che viene detto contro Fausta – ha aggiunto l’avvocato Barghini – e a controbatterlo. Però poi alla fine lo facciamo con una certa facilità perché gli atti parlano chiaro. Non c’è altro da aggiungere. Sono passati tre anni di indagini e stiamo continuando a dirci le stesse cose che sono già state dette al riesame: non c’è niente, non c’era niente prima e non c’è niente ora, dopo tre anni”.

“Ho le palpitazioni, scusate” ha detto ai giornalisti Fausta Bonino oggi all’uscita dal tribunale. Ed alla domanda “come pensa che vada a finire questa vicenda?”, Fausta Bonino ha risposto con una parola: “Andrà a finire bene”.

“Almeno in due casi c’è un’impossibilità tecnica di aver somministrato l’eparina al paziente da parte di Fausta Bonino”. Lo spiega oggi Aldo Appiani, consulente medico della difesa. “Inoltre in un terzo caso – ha proseguito il consulente – i dati scientifici sono abbastanza chiari nell’indicare che l’eparina sia stata somministrata dopo la fine dell’intervento in sala operatoria, dove la Bonino non aveva accesso. Questo anche secondo la perizia del giudice nell’incidente probatorio. In altri casi, almeno quattro, ci sono forti dubbi che il tempo di somministrazione dell’eparina coincida con la presenza della Bonino. Già questo contraddice le ipotesi avanzate dall’accusa ovvero che ci sia un assassino unico”.

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