E’ questo l’esito di un lungo iter giudiziario concluso con la quantificazione economica dell’indennizzo, incaricata dalla corte di appello di Firenze in sede civile a degli esperti. Per la corte il test dell’Aou di Pisa non funzionò.
Protagonista un ragazzo di Pisa oggi 15enne che da neonato, nel 2009, fu oggetto di una diagnosi sbagliata per una patologia genetica metabolica rara – la fenilchetonuria -, che gli ha causato una grave invalidità.
Ora l’Azienda ospedaliero universitaria di pisa (Aoup) dovrà risarcire il 15enne e la sua famiglia per un dano quantificato in 3,8 milioni di euro, secondo quanto riporta Il Tirreno.
Il tribunale infatti ha concluso per attribuire le responsabilità della diagnosi errata all’Aou di Pisa, che alla nascita aveva raccolto il campione per un esame di laboratorio, mentre aveva scagionato l’Aou Meyer di Firenze, che aveva analizzato lo stesso campione.
La sentenza ha criticato il cosiddetto “falso negativo”, ossia l’esito negativo del test. Per i giudici di appello “l’Aou di Pisa doveva somministrare un test in grado di rilevare la malattia genetica, non lo ha fatto e ciò ha impedito il corretto contegno alimentare”.
La fenilchetonuria è infatti una patologia che se conosciuta subito nei primi mesi di vita, può essere gestita con una dieta adeguata, altrimenti porta a una invalidità e anche a deficit intellettivo. I sintomi, riferisce sempre il quotidiano, emersero nel primo anno di vita, con evidenze di difficoltà motoria e nello sviluppo del linguaggio. Per i giudici di appello è dimostrato che il test sul bambino dette un ‘falso negativo’ – dunque non funzionò e non realizzò lo scopo diagnostico per il quale ne era prevista la somministrazione – e proprio tale difetto di funzionamento determinò il danno”.
Invece l’Aou pediatrica Meyer di Firenze si era difesa sostenendo che “eventuali anomalie si erano verificate nella fase preanalitica, di campionamento”, fase di “pertinenza dell’Aou di Pisa”.
All’inizio, nel 2022, il tribunale di Pisa in primo grado aveva respinto le azioni dei genitori, del fratello e di un nonno, liberando Aou Pisana e Aou Meyer di Firenze. Ma nel 2023 la corte di appello ha riformato la decisione, stabilendo responsabilità della vicenda all’Aou di Pisa e non del Meyer.