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Pisa, Moschea: 53 docenti e Ata dicono si

Lettera aperta di cinquantatrè tra docenti e personale ATA del Liceo scientifico Ulisse Dini  per sostenere il diritto della comunità islamica a costruire la moschea e per argomentare perché le ragioni addotte dal comune non convincono.

DI SEGUITO IL TESTO DELLA LETTERA FIRMATA DA 53 TRA DOCENTI E PERSONALE ATA DEL LICEO DINI DI PISA

Come italiani, come laici, come credenti, come cittadini di Pisa, vogliamo manifestare la nostra solidarietà alla comunità islamica della nostra città, a cui viene pretestuosamente negata la possibilità di edificare il proprio edificio di culto, dopo un lungo periodo in cui la comunità si è riunita per pregare prima, per molti anni, in un garage in pieno centro storico proprio dietro il Comune, e infine più recentemente in un’area periferica del quartiere Porta a Lucca, sotto un capannone nell’area del Centro sportivo universitario.
Negli anni scorsi, una parte della destra cittadina aveva già cercato di indire un referendum per impedire alla comunità islamica di Pisa di realizzare una moschea, con propri fondi, su un terreno regolarmente acquistato, proprio vicino al capannone dove i nostri concittadini si recano ora temporaneamente per il culto.
Anche la campagna elettorale delle ultime amministrative è stata fatta all’insegna della promessa di impedire la costruzione della moschea.
Adesso che quella parte politica è al governo della città di Pisa, si tenta di mantenere l’avventata promessa accampando il pretesto che vi sia l’improvvisa necessità di un parcheggio proprio sul terreno acquistato dalla comunità islamica.
Non abbiamo trovato nei resoconti della stampa o di chi ha partecipato all’assemblea cittadina del 14 gennaio scorso, convocata dal Sindaco, argomenti soddisfacenti da parte sua e dell’assessore Dringoli a sostegno di tale necessità. Né il sindaco né l’assessore hanno fugato il timore del contenzioso infinito che seguirà all’esproprio del terreno e che lascerà l’area nel degrado attuale.
Anche a voler ammettere la necessità di nuovi parcheggi proprio in quella zona, è ben strano che non sia stata individuata per l’esproprio un’altra area più vasta, di ben 22.000 metri quadri, contro i 6500 del terreno di proprietà della comunità islamica. Quest’area è proprio di fronte, sull’altro lato di via del Brennero, in una zona che peraltro nel Piano regolatore è destinata al verde pubblico e al parcheggio.
L’argomento della congestione del quartiere, dove già si svolge il mercato e dove si trova anche lo stadio, ci sembra altrettanto capzioso. Vogliamo ricordare che l’afflusso per il culto non si sovrapporrebbe all’afflusso dei giorni di mercato e a quello degli incontri calcistici, perché molto semplicemente avverrebbe in giorni diversi: la preghiera dei fedeli è il venerdì.
Pensiamo piuttosto all’argomento implicito che è stato sottaciuto in questa occasione, ma che è la vera ragione per cui si ostacola la costruzione della moschea. Una parte politica della nostra città ha fomentato e ora vuole cavalcare una avversione cieca verso una collettività religiosa che viene percepita come estranea e ostile.
Lo slogan che più spesso sentiamo ripetere da questa parte politica è “prima gli italiani”. Ebbene, tra coloro che chiedono di costruire la moschea molti sono italiani e italiane. Perché questi nostri connazionali, compatrioti si sarebbe detto una volta, non debbono avere un luogo in cui pregare come ce l’hanno gli altri, oltre ai Cattolici? I Valdesi, gli Ebrei, i Testimoni di Geova, i Mormoni: per ognuna di queste comunità di credenti c’è o c’è stato a Pisa un luogo di culto ufficiale e riconosciuto.
La coesione sociale, il riconoscimento e il rispetto delle differenze tra le comunità presenti in città sono importanti proprio per salvaguardare la sicurezza sociale che la parte politica al governo della città spesso invoca.
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