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Pistoia: 12 arresti per scommesse clandestine

Guardia di finanza

Una presunta organizzazione dedita alle scommesse illegali e clandestine è stata scoperta grazie a un’indagine condotta dalla Squadra mobile e dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Pistoia.

Associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo dell’attività di raccolta di giochi e scommesse e di gioco e scommesse, e anche estorsione, falso, traffico e detenzione di stupefacenti, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e emissione di fatture per operazioni inesistenti: sono 12 gli arresti in esecuzione di misure di custodia cautelare in carcere (9 in carcere, 3 ai domiciliari con braccialetto elettronico) emessi dal gip di Pistoia su richiesta della Procura pistoiese ed effettuati con il concorso delle Squadre mobili di Prato, Roma, Latina, Lucca e Massa Carrara. Gli indagati sono italiani e cinese.

La procura di Pistoia ha disposto anche  un sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni per un valore complessivo di 1.184.000 euro euro circa. Il sequestro preventivo è stato altresì disposto verso 3 sale giochi e scommesse, 5 società e 1 autovettura. Eseguite anche perquisizioni con il concorso di Sco e Scico.

In totale sono stati impiegati circa 90 poliziotti e 40 finanzieri. Usati anche esperti nell’uso di apparati ad alta tecnologia come il georadar, per scannerizzare le pareti in cerca di vani occulti e un ‘cash dog’ per la ricerca di valuta. Le indagini della procura di Pistoia, , durate oltre un anno, avrebbero consentito, si spiega in una nota degli inquirenti, “di ricostruire l’esistenza di un pervicace fenomeno estorsivo e di un vero e proprio ‘sistema’ di scommesse illegali e clandestine”, sia “online su appositi siti clonati, sia in sale slot” a Prato, “nominalmente riconducibili a cittadini cinesi ma di fatto in mano a due dei soggetti sottoposti a misura cautelare, che ne dispongono pienamente alla stregua di veri e propri titolari, avvalendosi di vari collaboratori”.

Sarebbero anche emerse “reiterate frodi fiscali ideate e gestite da uno degli indagati, cinese, in concorso con diversi altri soggetti a lui collegati, basate sull’intestazione fittizia della titolarità di imprese ad altre persone, sull’emissione di fatture false e sul trasferimento di consistenti somme di denaro in Cina” per evitare di pagare le imposte per “attività imprenditoriali dallo stesso via via acquisite anche tramite le pratiche estorsive”.

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