Il tribunale ha accolto il ricorso ritenendo che il lavoratore non può essere trasferito in una sede fuori dalla Toscana in quanto deve poter stare accanto alla coniuge in tutte le fasi del percorso terapeutico.
“Il cominciamento del percorso di fecondazione assistita – si legge nel provvedimento del giudice Francesco Barracca – impone che il ricorrente sia vicino al proprio coniuge, non solo al momento dei singoli esami clinici, ma anche in tutto il percorso medico di preparazione. Il trasferimento- prosegue il giudice – non comporta soltanto un mero disagio poiché il mutamento delle sede lavorativa si ripercuote inevitabilmente nella sfera personale della coppia”.
L’azienda per cui lavora il 55enne, nell’opporsi al ricorso, aveva sostenuto che l’uomo sarebbe potuto restare accanto alla moglie usufruendo di ferie e permessi.
“La fecondazione assistita – spiega il legale del 55enne, avvocato Luca Magni – era stato considerato alla stregua di esami del sangue, ma non è così, perché si tratta di un percorso complesso”.