La polizia di Pistoia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari a carico di un 42enne pakistano domiciliato a Prato, coinvolto nell’inchiesta denominata ”White wash” sull’immigrazione irregolare che il 16 gennaio scorso ha portato all’esecuzione di 19 ordinanze di custodia (una in carcere, 18 ai domiciliari) nelle province di Pistoia, Prato, Lucca, Pisa e Roma.
Il 42enne, colpito da misura cautelare, si era sottratto all’arresto poiché si trovava nel suo paese di origine. L’attività investigativa della squadra mobile di Pistoia ha consentito di rintracciarlo sul volo di rientro in Italia ed ha permesso di fermarlo alla frontiera aerea a Pisa in collaborazione con personale della polizia in servizio presso l’aeroporto Galileo Galilei.
L’indagine è iniziata nel dicembre del 2015 quando, a seguito di alcune incongruenze riscontrate dall’ufficio immigrazione della questura, i poliziotti accertarono che decine di cittadini pachistani arrivavano a Pistoia da varie zone d’Italia e dall’estero per rinnovare il permesso di soggiorno oppure per ottenere il visto per il ricongiungimento familiare. Questi risultavano tutti assunti come imbianchini dalla stessa ditta intestata ad un cittadino pachistano da anni residente a Pistoia. Da qui il nome dell’operazione.
Successivamente gli agenti hanno riscontrato l’irregolarità per più di 200 procedimenti per il rilascio o rinnovo di permesso di soggiorno, di cui 17 per ricongiungimenti familiare. Gli stranieri pagavano per il rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno dai mille ai 1.500 euro e per i ricongiungimenti familiari dai 4.500 agli 8.000 euro.
A capo di tutta l’organizzazione criminale c’era proprio il titolare della ditta di imbiancatura che si avvaleva della collaborazione di un commercialista con studio a Montecatini Terme, di una ragioniera consulente del lavoro con studio ad Agliana e di un revisore contabile con studio a Pistoia e Montecatini Terme per la formazione della documentazione reddituale falsa e lavorativa da allegare alle istanze. Inoltre beneficiava anche dei favori di impiegati postali compiacenti addetti alla ricezione dei kit e di vari cittadini italiani che dichiaravano falsamente l’ospitalità o di avere alle loro dipendenze gli stranieri da regolarizzare. I proventi dell’attività del cittadino pachistano venivano trasferiti in Pakistan e investiti in immobili e terreni con la complicità di alcuni suoi connazionali che sono stati indagati per riciclaggio.
Ai due impiegati comunali è stato contestato il reato di truffa ai danni dello Stato per le loro assenze ingiustificate dal lavoro. Molte di queste assenze avvenivano quando i due si recavano a comprare cocaina che assumevano successivamente in ufficio.
All’operazione, coordinata dal Servizio centrale operativo, hanno collaborato la Squadra mobile di Prato, il Reparto prevenzione crimine “Toscana” e unità cinofile provenienti da Firenze e da Bologna.