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“Plasmato dal fuoco”, la mostra sulle sculture in bronzo di età barocca a Palazzo Pitti

‘Plasmato dal fuoco’ è il bel titolo della mostra che apre a Palazzo Pitti. Per raccontare con circa 170 opere la bravura somma degli artisti fiorentini che lavorarono in bronzo tra 1600 e 1700.

“Plasmato dal fuoco. La scultura in bronzo nella Firenze degli ultimi Medici” è curata dal direttore degli Uffizi Eike Schmidt insieme a Sandro Bellesi e Riccardo Gennaioli. E si può vedere dal 18 settembre al 12 gennaio 2020 nelle sale spettacolari a pianterreno di Palazzo Pitti.

Queste sale stupende, fastosamente affrescate e dai soffitti altissimi, offrono un’ ambientazione perfetta per gli oggetti esposti. L’allestimento poi è raffinatissimo e i rimandi continui tra le opere esposte e quelle dipinte delizieranno i visitatori.

Plasmato dal fuoco, il bronzo è sempre stato un metallo molto costoso e complicato da lavorare. E’ una lega, di rame e stagno, che richiede molti lunghi passaggi lavorativi, fonderie specializzate e una sapienza del fare molto complessa.

A Firenze si era cominciato ad avere i soldi e le capacità tecniche di realizzare opere in bronzo a metà del Trecento e poi di nuovo agli inizi del Quattrocento, cioè molto dopo altre città che erano state più ricche e più importanti prima, come per esempio Pisa. Ma subito a Firenze il bronzo era stato utilizzato da grandi artisti come il Ghiberti e Donatello per opere importanti. Che erano bellissime, certo. E che insieme rappresentavano anche un chiaro segno di status symbol, come si direbbe oggi, della potenza economica di chi poteva permettersi questi lavori.

Così anche alla fine del Cinquecento le statue in bronzo rappresentano in maniera inscindibile gusto, bellezza e potenza economica. E, in formato ridotto, cominciano ad andare molto di moda. Una moda sapientemente attizzata dai Medici, che fanno diventare i bronzi raccolti in “Plasmato dal fuoco” veri ambasciatori in tutta Europa dell’arte, dell’eleganza e del gusto fiorentino.

“Plasmato dal fuoco” raccoglie dunque 170 opere in sei sale. Molte di queste vivono sempre a Firenze; altre arrivano grazie a prestiti dai più importanti musei del mondo, come il Louvre, il Victoria and Albert di Londra, l’Hermitage di San Pietroburgo, il Getty di Los Angeles e altri.

Le star di “Plasmato dal fuoco” sono tante: Giambologna in primis. E poi Giovan Battista Foggini, il Tacca, Massimiliano Soldani Benzi. Ma il fatto è che tanti maestri fiorentini raggiunsero una tecnica davvero eccelsa, e anche se i nomi di chi realizzò le tante incredibili opere in mostra non sono noti ai più, questi loro lavori raccolti in “Plasmato dal fuoco” vi lasceranno a bocca aperta.

 

Margherita Abbozzo. Tutte le foto sono fatte da me.

Info pratiche qui.

 

 

 

 

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