Cosa e’ successo. Una notte per un permesso

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    COSA È SUCCESSO? Storie e voci per capire quello che accade. di Raffaele Palumbo. UN PODCAST DI CONTRORADIO.
    Il Podcast di Controradio “Cosa è successo?” è ascoltabile il sabato alle 13:15, in replica la domenica alle 17:10 sulle frequenze di Controradio (93.6, 98.9, DAB+), in streaming su controradio.it, sulla app CONTRORADIO e su SPOTIFY. 
    In questa puntata Una notte per un permesso. Una lettera indirizzata al Questore di Firenze chiede la drastica riduzione dei tempi di attesa per la consegna dei permessi di soggiorno. È una delle principali richieste da parte di 21 organizzazioni del territorio della provincia di Firenze impegnate a vario titolo quotidianamente per la tutela dei diritti dei migranti: dai minori non accompagnati, ai richiedenti asilo fino a coloro che da anni ormai risiedono sul territorio fiorentino. Siamo andati in via della Fortezza a vedere che cosa succede.

    Trascrizione automatica dell’audio:

    [Speaker 3]
    Quanto è complicato? Voi siete qui da quanto tempo?

    [Speaker 4]
    Noi stiamo cercando asilo politico. Ok. Permesso di soggiorno no.

    [Speaker 3]
    Ma voi siete qui con le valigie, con tutte le vostre cose. Cioè siete qui da quanto tempo?

    [Speaker 4]
    Ah, domenica. Domenica? Domenica.

    Domenica. Lunedì. E’ già tre, quattro giorni.

    [Speaker 3]
    Cioè sono quattro giorni e voi dormite qui per l’estate davanti alla questura?

    [Speaker 6]
    Quattro giorni qui, dormire qui.

    [Speaker 3]
    Sono negativo. Io da due anni. Lei a che ora è arrivata stamattina?

    [Speaker 5]
    A venti minuti. Però io solo per preguntarsi se è già pronto il mio soggiorno. Solo questo.

    Ancora non è pronto.

    [Speaker 1]
    Questo è un discorso molto, molto, molto difficile. Nel senso che… Allora, tu vieni qui tranquillamente, però devi fare l’accordo, ti danno l’appuntamento alle nove, e prima di arrivare agli uffici ti passano tre ore, quattro ore, capito?

    E poi…

    [Speaker 2]
    Parla per bene.

    [Speaker 1]
    No, sto parlando come… capito? E’ così, è così.

    E’ così, non so cosa dirti di più.

    [Speaker 3]
    Voi a che ora siete arrivati? Perché c’è gente che viene anche di notte per prendervi il posto.

    [Speaker 1]
    Sì, ma io sono arrivato… la gente che non vuole prenotare, no? Perché io ho prenotato, vai alla CAF, tu prenoti, ti danno la data che deve essere qui e l’orario.

    Ti cerchi di venire a quest’ora qua, arrivi qui, ti fanno entrare, vabbè, non c’è problema con l’orario. Però devi aspettare un po’ di ore prima di risolvere il tuo problema. E’ tutto qui.

    [Speaker 2]
    Io, la mia esperienza che ho avuto qui, è un’esperienza per me anche grande, anche… Perché qui in Cassura, secondo me, le cose si possono migliorare, capito? Perché noi abbiamo bisogno di premesso di giorno per lavorare, per vivere.

    Insomma, ti dà una cosa che ti serve per vivere.

    [Speaker 3]
    Cioè, se scade il permesso di soggiorno è un problema, bisognerebbe rifarlo velocemente.

    [Speaker 2]
    Velocemente è un modo più facile, è un modo più disponibile anche per gente, no? Per stranieri. Però è una cosa veramente allucinante.

    Sempre, sempre le rendono più difficili. Invece, io penso che non dovrebbe essere così. Ma voi il permesso di soggiorno ce l’avete già?

    [Speaker 1]
    Sì. Sì, sì. Io sono qua per di nuovo.

    Sono venuto l’altra volta, mi è mancato un foglio, sono dovuto andare ancora a fare la prenotazione e ritornare ancora qui. Capito? Oggi non so se risolverò il mio problema o no.

    Però tutti i documenti che mi hanno chiesto li ho tutti con me. Adesso aspetto il mio ritorno, ho 3-4 persone davanti a me. Vedo come andrà.

    [Speaker 2]
    Dato che da stamattina sono passate solo due persone, quante ore sono passate?

    [Speaker 1]
    509. Io ho 517. C’erano 8 persone davanti a me, dalle 9 fino ad ora.

    Adesso sono passate 5 persone in 2-3 ore. Ma come mai succede questa cosa?

    [Speaker 2]
    Perché non sono organizzati bene, perché si ignorano, perché non si rendono conto che noi abbiamo bisogno di questo carta per lavorare, per vivere, per curarsi. Ma loro non hanno capito questo, secondo me.