Formato Cartaceo del 12 febbraio 2023

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    CORSALINI Giulia, La lettrice di Čechov, nottetempo
    [Nina è una quarantenne ucraina, di lingua russa, con «una nostalgia malata per le
    forme entusiasmanti dell’amore»; ha studiato, ma non ha i soldi per mantenere la
    famiglia. Così decide di venire in Italia per accudire Mariangela, una signora
    anziana. Nel suo paese ha lasciato il marito malato e l’amata figlia Kàtja, a cui
    spera di poter assicurare un futuro, la laurea in medicina, il matrimonio.
    La sua solitudine si divide tra le faccende domestiche e il risveglio della passione
    per gli studi umanistici e per Čechov in particolare («per tutto quello che [Čechov]
    riesce a dire circa l’infinita perdita umana e le aspettative deluse, la sua perfetta
    narrazione dell’inadempienza dei destini»), passione che la spinge a frequentare
    l’istituto di slavistica dell’università della cittadina dove si è trasferita. Qui conosce
    un carismatico ed enigmatico professore di lingua e letteratura russa, Giulio De
    Felice, che dirige l’istituto di slavistica e che le offre un contratto temporaneo di
    docenza («…avverto che, malgrado l’anacronismo, la precarietà, l’inadeguatezza di
    queste mie due ore di insegnamento […] il lavoro intellettuale in sé e la sua
    comunicazione a una classe di studenti continuano per me a dare un senso al
    mondo che ho di fronte»).
    Ma quale futuro le si offre? Ripartire, rimanere, ricuperare il rapporto con Kàtja,
    pensare prima agli altri o a sé? La relazione con il professore, pur in gran parte
    inespressa e fatta di piccole occasioni tristemente mancate, finisce tuttavia per
    trattenere Nina in Italia, compromettendo il rapporto con la figlia. Poi, l’arrivo di
    un nuovo ricercatore offre a De Felice l’occasione di lasciare che Nina torni a Kiev.
    Seguono anni di vuoto e silenzio, improvvisamente interrotti da un invito di De
    Felice che reclama la sua presenza in Italia a un convegno su Čechov…
    La lettrice di Cechov è una storia esemplare fatta di passioni silenziose, di gesti
    coraggiosi senza testimoni, dello stoicismo e della dignità senza pretese di quegli
    uomini e di quelle donne che ogni giorno mandano avanti il mondo. «La vita
    umana, il sentimento incomparabile di una speranza di felicità assaporata da
    bambini e che ancora è possibile intravedere, nessuno sa rievocare tutto ciò come
    Čechov. [Come nel racconto] Sul carro, la storia di una maestra che ha lasciato
    Mosca, dove ha vissuto con la sua famiglia, e da anni vive sola in un paesino poco
    accogliente, tra gente dura… di quello avrei parlato nella relazione, della solitudine
    di quella donna, del senso di sordo malessere quotidiano che sicuramente deve
    accompagnarla. C’è un nucleo vitale nel discorso sulla letteratura; tutto sta a non
    impantanarsi in argomentazioni sofisticate; cogliere e far cogliere quanto un libro
    sa dire della vita di ognuno e quanto possa aggiungervi, attingendo alle infinite
    possibilità e configurazioni dell’esistenza umana».]