CORSALINI Giulia, La lettrice di Čechov, nottetempo
[Nina è una quarantenne ucraina, di lingua russa, con «una nostalgia malata per le
forme entusiasmanti dell’amore»; ha studiato, ma non ha i soldi per mantenere la
famiglia. Così decide di venire in Italia per accudire Mariangela, una signora
anziana. Nel suo paese ha lasciato il marito malato e l’amata figlia Kàtja, a cui
spera di poter assicurare un futuro, la laurea in medicina, il matrimonio.
La sua solitudine si divide tra le faccende domestiche e il risveglio della passione
per gli studi umanistici e per Čechov in particolare («per tutto quello che [Čechov]
riesce a dire circa l’infinita perdita umana e le aspettative deluse, la sua perfetta
narrazione dell’inadempienza dei destini»), passione che la spinge a frequentare
l’istituto di slavistica dell’università della cittadina dove si è trasferita. Qui conosce
un carismatico ed enigmatico professore di lingua e letteratura russa, Giulio De
Felice, che dirige l’istituto di slavistica e che le offre un contratto temporaneo di
docenza («…avverto che, malgrado l’anacronismo, la precarietà, l’inadeguatezza di
queste mie due ore di insegnamento […] il lavoro intellettuale in sé e la sua
comunicazione a una classe di studenti continuano per me a dare un senso al
mondo che ho di fronte»).
Ma quale futuro le si offre? Ripartire, rimanere, ricuperare il rapporto con Kàtja,
pensare prima agli altri o a sé? La relazione con il professore, pur in gran parte
inespressa e fatta di piccole occasioni tristemente mancate, finisce tuttavia per
trattenere Nina in Italia, compromettendo il rapporto con la figlia. Poi, l’arrivo di
un nuovo ricercatore offre a De Felice l’occasione di lasciare che Nina torni a Kiev.
Seguono anni di vuoto e silenzio, improvvisamente interrotti da un invito di De
Felice che reclama la sua presenza in Italia a un convegno su Čechov…
La lettrice di Cechov è una storia esemplare fatta di passioni silenziose, di gesti
coraggiosi senza testimoni, dello stoicismo e della dignità senza pretese di quegli
uomini e di quelle donne che ogni giorno mandano avanti il mondo. «La vita
umana, il sentimento incomparabile di una speranza di felicità assaporata da
bambini e che ancora è possibile intravedere, nessuno sa rievocare tutto ciò come
Čechov. [Come nel racconto] Sul carro, la storia di una maestra che ha lasciato
Mosca, dove ha vissuto con la sua famiglia, e da anni vive sola in un paesino poco
accogliente, tra gente dura… di quello avrei parlato nella relazione, della solitudine
di quella donna, del senso di sordo malessere quotidiano che sicuramente deve
accompagnarla. C’è un nucleo vitale nel discorso sulla letteratura; tutto sta a non
impantanarsi in argomentazioni sofisticate; cogliere e far cogliere quanto un libro
sa dire della vita di ognuno e quanto possa aggiungervi, attingendo alle infinite
possibilità e configurazioni dell’esistenza umana».]
Formato Cartaceo del 12 febbraio 2023
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