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Formato Cartaceo del 12 marzo 2023

WATSON Larry, Montana 1948, Mattioli 1885
[L’estate del 1948 ha cambiato per sempre la vita del dodicenne David Hayden e
della sua famiglia. Siamo nella contea di Mercer, all’estremo angolo nord-est del
Montana, il Canada è a sole 12 miglia e il North Dakota a 10.
È un Paese duro il Montana dove la terra è secca e scarna e il vento non smette mai
di soffiare, dove il caldo dell’estate può essere brutale e gli inverni sono leggendari
per la durezza delle bufere di neve e per i picchi negativi delle temperature.
Il racconto è affidato a David in prima persona, il quale rievoca – con la
consapevolezza di un uomo maturo ma rivivendolo attraverso gli occhi di un
adolescente – un dramma familiare, personale e sociale. Il culmine del romanzo è
segnato dallo scontro tra il padre del narratore, Wesley, sceriffo del paese, uomo
pacato e riflessivo (non porta mai con sé la pistola d’ordinanza e non esibisce
neppure il distintivo) e il fratello Frank, eroe di guerra, stimato medico, uomo
affascinante ma forse colpevole di un grave comportamento («Mio fratello, tuo zio,
forse ha infranto la legge. Devo indagare. Lo capisci vero? Capisci che non ho
scelta?»).
L’inchiesta, come è facile intuire, finirà per sconvolgere le vite di tutti. «Montana
1948» è il racconto dello scontro fra lealtà e dovere, tra fedeltà e giustizia. Ma è
anche uno straordinario romanzo di formazione che sta a pieno titolo e diritto
accanto e alla pari con gli altri capolavori del genere, quei libri imperdibili che
raccontano i ‘riti di passaggio’ e di iniziazione che è opportuno, anzi necessario,
che accadano a ognuno di noi tra infanzia e adolescenza e/o tra adolescenza e
giovinezza pena un’incompleta quando non addirittura una irrealizzata
maturazione personale. E quanto più tali riti di passaggio e di iniziazione sono
feroci e dolorosi tanto più sono utili allo scopo.]

WATSON Larry, Uno di noi, Mattioli 1885
[«Quasi tutta la vita consiste in questo. Esattamente in questo. Imparare a non
cadere nel modo peggiore».
Dalton, North Dakota. È il settembre del 1951: sono passati anni da quando
George («un uomo il quale sa che trovare la via del ritorno è più importante che
viaggiare verso un territorio inesplorato») e Margaret Blackledge hanno perso il
proprio figlio, James, disarcionato da un cavallo; mesi da quando la sua vedova,
Lorna, si è portata via il loro unico nipote e ha sposato Donnie Weboy.
Margaret è decisa, determinata a trovare e salvare suo nipote Jimmy, l’unica
persona al mondo che può mantenere vivo il ricordo di James, mentre George, uno
sceriffo in pensione, non è per niente impaziente di mettersi nei guai. Incapace di
allontanare la moglie dalla sua missione, George parte al fianco di Margaret, un
viaggio che li porta ad attraversare i calanchi del Dakota fino a Gladstone, in
Montana.
Quando Margaret cerca di convincere Lorna a tornare a casa, a Dalton, e a portare
il piccolo Jimmy con lei, i Blackledge si ritrovano circondati dall’intero clan dei
Weboy, determinati a non consegnare il ragazzo senza uno scontro.
«E se non fossero laggiù? Gli darai la caccia per tutto il Paese su un autobus? E
se fossero dove i Greyhound non arrivano? Allora camminerò. Perdio, faresti
anche questo. E quando finalmente saprai che ciò che vuoi che accada non
accadrà? Che cosa farai allora? Suppongo che ciò sia esattamente quello che non

sono mai stata in grado di imparare, dice lei con la sua voce tremolante. Non è
quello che mi hai sempre detto fino alla nausea, George? Che non capisco mai
quando è l’ora di arrendersi?».]
WATSON Larry, Addio e ancora addio, Mattioli 1885
[«Il cielo infinito, che ispira certezza in alcune persone, alimenta in lui il dubbio.
Non è mai stato sicuro di quale sia il vero senso dello sforzo umano: siamo fatti
per farcela da soli o ci serve l’aiuto degli altri? Vorrebbe trovare una risposta
alla sua domanda prima di tornare a Gladstone».
È il 1963. Calvin Sidey, uno degli ultimi vecchi cowboy, ha da tempo lasciato la sua
famiglia per condurre una vita isolata. Sebbene sia stato un padre e un nonno
assente, quando il figlio parte con la moglie per una settimana, Calvin accetta di
tornare nella cittadina, dove un tempo era una figura leggendaria, per badare ai
due nipoti, Will e Ann. Ma ben presto arrivano i guai: le attenzioni di un ragazzo
nei confronti di Ann si fanno sempre più aggressive, mentre un gruppo di giovani
spericolati si rivela una potenziale minaccia per Will.
Calvin, silenzioso scorbutico e segnato in modo indelebile da un dramma
famigliare, conosce soltanto una legge: quella del Far West. Ma siamo nel pieno
dell’evoluzione culturale degli anni ’60 e lui con il suo carattere e i suoi sistemi
rischia di mettere in pericolo sé stesso e la sua famiglia. Meno male che incontra
l’altro personaggio-chiave nel libro: Beverly Lodge, vedova e sola, una «donna
pratica che capisce – e ha sempre capito – che la vita spesso significa
accontentarsi del meno. (Lei) trascorre gran parte della propria vita in
compagnia degli altri. Amici, vicini, colleghi. Il figlio. È così che vuole. Ma non si
è mai resa conto della solitudine in cui viveva in tutto quel tempo trascorso senza
avvolgere le gambe attorno a un uomo. Non sapeva che la lussuria o il desiderio
privi di sfogo – il calore senza niente da bruciare – recassero con sé un marchio
di solitudine. Questa vicinanza, la sua pelle che si sfrega contro quella di lui, il
suo cuore che batte contro il suo, è così diversa da tutti gli altri momenti della sua
vita che è come se finora avesse vissuto da sola su un’isola deserta. Era sicura che
non le sarebbe mai più capitato. E oh Dio, essere toccata di nuovo lì, e lì, e lì, e
così, e così. Non può farne a meno: pensa a Ed Emshier. Forse avrebbe dovuto
essere più paziente con lui, ma era insipido come una minestrina».
«Per chi è buono, la vita a volte è più dif icile».]

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