ASLAM Nadeem, Mappe per amanti smarriti, Feltrinelli
[Dove le donne hanno la pelle, color del gelsomino sbiadito, che emana una
fragranza di mandorle e corteccia di betulla e dove una poesia in sanscrito descrive
il capezzolo bruno di una donna così duro e sodo che una lacrima, cadendoci
sopra, rimbalzerebbe in una pioggia di goccioline; dove la legge religiosa esige che
il pelo pubico non superi la lunghezza di un chicco di riso crudo; dove l’amante
nuda stesa al fianco di lui è intenta con le dita a identificare sul suo corpo i 32
segni di eccellenza di un uomo.
Dove Shamas, 65 anni, con la moglie che da tempo ormai non dorme con lui, si
sente vecchio e schiacciato dalla solitudine, finché un giorno, in libreria, incontra
Suraya, e mentre assapora sulle labbra la giovinezza e la vita che ci sono in lei, con
la carne dolorante di desiderio, tutto all’improvviso sembra cambiare. Lei gli
appare come una di quelle persone che quando le incontri è come incontrare sé
stessi.
Dove i due amanti Jugnu e Chanda, che con la loro convivenza irrituale davano
scandalo alla comunità, sono misteriosamente spariti e nessuno sa dove.
Siamo a Londra, nel quartiere dove si concentra la comunità pakistana, nel cuore
di un mondo “altro” continuamente e pericolosamente in bilico tra culture,
nazionalità e religioni diverse.
E dappertutto un profumo, un sapore di fortissima sensualità: «Dove sono gli
amanti? Gli amanti sono dappertutto, in agguato».]
ASLAM Nadeem, La veglia inutile, Feltrinelli
[«Sono conservati da qualche parte i 47 nomi con i quali un amante può
rivolgersi all’amata?». «Solo le donne hanno il potere di decidere chi merita di
essere chiamato uomo».
Tra orrori e dolori antichi e recenti, Marcus Caldwell ha inchiodato al soffitto i suoi
libri antichi per salvarli dalla furia distruttiva dei talebani nella sua casa alle
pendici delle montagne di Tora Bora in Afghanistan. Intorno a lui un caleidoscopio
di personaggi: il giovane fondamentalista islamico che ha imparato fin da piccolo a
sparare, una ex spia Usa che vive nel Paese da un quarto di secolo… e tutti
giungono lì, su quell’incrocio di destini, in attesa di altre strade, di altre vite, di
altre promesse.
Pietà e speranza potranno finalmente incontrarsi e dispiegarsi?]
ASLAM Nadeem, Note a margine di una sconfitta, Feltrinelli
[Le tribolate vicende di questo romanzo, ambientato tra il Pakistan e l’Afghanistan
invaso dagli americani dopo l’11 settembre 2001, si snodano sullo sfondo di un
giardino incantato, come ad assorbire la violenza di ciò che accade intorno,
contrapponendo l’innocenza della natura alla crudeltà degli uomini e alle loro
guerre insensate.
Il giardino appartiene al vecchio Rohan, saggio e devoto musulmano che ha
costruito un’oasi di pace nella città pachistana di Heer – una scuola aperta ad
allievi di ogni credo religioso nel tentativo di allargare gli orizzonti di giovani
altrimenti facili prede del fondamentalismo islamico nelle madrasse.
Ma le speranze di Rohan di porre un freno alle violenze della guerra che infuria
oltre confine saranno tragicamente deluse: i suoi stessi figli, Jeo e Mikal – partiti in
segreto per l’Afghanistan per contribuire alla liberazione del Paese dalla tirannia
talebana -, vengono rapiti dai fondamentalisti e costretti a partecipare alla jihad, a
combattere contro il popolo che avrebbero voluto difendere.
Mentre Rohan pota le rose del giardino, Jeo viene ucciso e Mikal è venduto agli
americani dal signore della guerra che lo ha catturato. Dopo essere stato internato
in un campo di prigionia americano, il giovane cercherà di fuggire attraverso il
deserto afghano.
Il libro – come nella Questione privata di Fenoglio – intreccia la Storia con la “S”
maiuscola con la storia dell’amore quasi impossibile (visti i tempi, la geografia e la
situazione) ma invincibile di Mikal e Naheed.
Struggente e crudele, sono gli aggettivi che vengono in mente dopo aver chiuso il
libro, comunque bellissimo, da leggere per capire chi sono gli Altri da noi, quegli
altri che ci fanno (giustamente paura) ma che conosciamo poco. Perché sapere e
conoscere è sempre meglio che non sapere e non conoscere.]