OTSUKA Julie, Venivamo tutte per mare, Bollati Boringhieri
[«Sulla nave eravamo quasi tutte vergini. Avevamo i capelli lunghi e neri e i piedi piatti e larghi, e non eravamo molto alte. […] Alcune di noi venivano dalla città […], ma molte di più venivano dalla campagna […]. Alcune di noi venivano dalle montagne e non avevano mai visto il mare, tranne che in fotografia; e alcune di noi erano figlie di pescatori che conoscevano il mare da sempre. […] Sulla nave per prima cosa […] confrontammo le fotografie dei nostri mariti. […] Tutti quanti avevano promesso di venire a prenderci a San Francisco, il giorno del nostro arrivo in porto. Sulla nave ci chiedevamo spesso: ci piaceranno? Li ameremo? Li riconosceremo dalle foto, quando li vedremo per la prima volta sul molo?».
Il libro, basato su documenti veri, è un’antologia delle mille storie delle giovani donne giapponesi – le cosiddette spose in fotografia – che giunsero negli Stati Uniti agli inizi del ‘900 per andare a nozze con loro connazionali immigrati oltre oceano.
È su quella nave affollata che le giovani, ignare e piene di speranza, scambiandosi e confrontando le fotografie di mariti sconosciuti, immaginano insieme il futuro incerto in una terra straniera. Seguirà l’arrivo a San Francisco, la prima notte di nozze, il lavoro sfibrante, la lotta per imparare una nuova lingua e capire una nuova cultura, l’esperienza del parto e della maternità, il devastante arrivo della guerra, con l’attacco di Pearl Harbour e la decisione del presidente Roosevelt di considerare i cittadini americani di origine giapponese come potenziali nemici.
È una «voce collettiva» quella che ci fa ascoltare Julie Otsuka, fatta di speranza, rimpianto, nostalgia, paura, trepidazione, dolore, fatica, orrore, incertezza. Un libro potente ed essenziale, emozionante e necessario.]