SALTER James, Tutto quel che è la vita, Guanda
[L’autore – James Salter -, prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura, è stato
cadetto a West Point e per oltre 10 anni ha fatto il pilota militare Usa. È morto nel
2015, a 90 anni. A chi gli chiedeva perché avesse scelto di scrivere, rispondeva:
«Perché tutto questo sta per scomparire. Resteranno solo la prosa, la poesia, i libri.
Senza libri il passato scomparirebbe, e non ci resterebbe nulla. Ci ritroveremmo
soli, e nudi, su questa terra».
Tutto quel che è la vita, è probabilmente considerato – e, per quel che mi riguarda,
concordo nel giudizio – il suo capolavoro: è il racconto della vita e degli amori di
un ex marine, Philip Bowman, dal 1944 quando era impegnato nella guerra del
Pacifico agli anni ‘80 dell’altro secolo, una vicenda nella quale si affacciano
numerose donne e molti amori, donne che alla fine vanno a comporre una galleria
di ritratti femminili corrispondenti ad altrettanti modi di intendere e di vivere
l’amore, in tutte le sue sfaccettature, incanti, delusioni, insidie.
A pag. 97 viene descritta in sole 17 righe una delle «scene primarie», una di quelle
tappe (è cosa che riguarda soprattutto i maschietti, anzi soltanto i maschietti, ma è
istruttiva anche per le femmine) più vere, lancinanti, feroci, dolorose e crudeli che,
più spesso di quanto non si creda, contrassegnano e marchiano indelebilmente i
«riti di passaggio» della nostra formazione di adolescenti. In sole 17, eloquenti
righe! Quando in altri casi – splendidi casi, splendidi per chi legge intendo – c’è
voluto un intero – comunque splendido – libro per raccontarle, come Acqua di
mare di Charles Simmons o Primo amore di Ivan Turghenev e, per certi aspetti,
anche Ferito a morte di Raffaele La Capria…
La scrittura di Salter è avvincente ed essenziale; come Hemingway, Salter è della
scuola di chi sottrae non di chi aggiunge.]
SALTER James, Un gioco e un passatempo, Guanda
[Un pomeriggio al mare su una spiaggia di Barcellona, la vacanza in Italia di due
giovani avvocati di belle speranze, una donna che attende la fine sul ciglio di una
strada di campagna, meteore e vecchie glorie su un set cinematografico, uno
scrittore e i suoi fantasmi…
Undici racconti, quasi tutti al tempo stesso storie d’amore e squarci vividissimi e
dolenti sulla vita, sulle persone che ci circondano con i loro insospettabili segreti,
sugli abissi che si spalancano sotto la superficie levigata delle cose, tra veli di
borotalco e forcine per capelli. Sono microcosmi evocati con sorprendente
efficacia, grazie alla capacità di isolare con precisione chirurgica dettagli rivelatori,
che prefigurano e sintetizzano destini, e di accostarli in un montaggio fulmineo e
spiazzante.
La sfida è fermare il tempo, sottrarre personaggi, atmosfere, luci e colori all’oblio,
contrapporre al presagio della fine insito in ogni passione, legame, ambizione,
qualcosa che duri. Un compito arduo eppure decisivo, quello che James Salter
assegna alla scrittura, assolto in questi racconti con un talento cristallino, che
incanta e commuove, e una fiducia incrollabile nel potere della parola.]
SALTER James, Per la gloria, Guanda
[Il capitano Cleve Connell, pilota di caccia distintosi nella Seconda guerra
mondiale, viene mandato in Corea a contrastare i Mig russi al confine con la Cina.
Come tutti i colleghi di stanza nella base di Kimpo, Cleve ha a disposizione cento
missioni per realizzare il sogno di abbattere cinque aerei nemici e diventare un
asso, un eroe, con cinque stelle rosse sul fianco della carlinga.
Il rischio è altissimo: il prezzo della gloria non di rado è la morte, che può
sopraggiungere repentina, a migliaia di piedi d’altezza, cogliendo il pilota a
tradimento nella solitudine quasi sovrumana della propria cabina. Nonostante la
bravura e la profonda motivazione, però, le cose non vanno come Cleve aveva
sperato: la fortuna premia anzi il pilota più spregiudicato e arrogante, che abbatte
inesorabile un Mig dopo l’altro, mentre Cleve sembra trovarsi costantemente nel
posto sbagliato al momento sbagliato, ed è sempre più disilluso e inquieto.
Neanche l’amore, che fa la sua fugace, delicatissima comparsa durante una licenza,
potrà sottrarlo alla sua sorte, beffarda eppure non meno eroica di quanto aveva
sognato.]
SALTER James, L’ultima notte, Guanda
[Dieci racconti magistrali di Salter qui di nuovo e ancora analista implacabile – ma
pietoso – dei rapporti di coppia: mariti, mogli e amanti all’interno di matrimoni in
crisi e relazioni difficili, tra cose non dette, bugie, dissimulazioni, sotterfugi e
ipocrisie, nel turbine di emozioni che irresistibilmente travolgono e altrettanto
ineluttabilmente distruggono, racconto di amori e seduzioni in molte delle loro
declinazioni, il più delle volte sconvenienti o scorrette.
Salter ha un dono che appartiene a pochi scrittori: quello di riuscire a spogliarci di
tutti i travestimenti, orpelli e alibi con i quali ci ammantiamo e dietro i quali ci
nascondiamo e di metterci a nudo nella nostra contraddittoria, ferita, arresa e
troppe volte sconfitta umanità.
Anche L’ultima notte entra quindi, secondo me, a pieno diritto nella lista dei libri
imperdibili].
SALTER James, Una perfetta felicità, Guanda
[La perfezione sembra essere la cifra distintiva della vita di una coppia alla quale
non manca nulla: lui, editor in una piccola casa editrice di qualità, è un buon
padre; lei un’ottima madre e moglie; due figlie belle, intelligenti e vivaci; una
cerchia di amici interessanti; cene raffinate; ottimi vini; tanti libri e buona musica;
una bella casa con il fuoco acceso nel caminetto; giornate passate a pattinare sul
fiume gelato o a crogiolarsi al sole in riva al mare.
Ma sotto o dietro le apparenze covano una fragilità e un’infelicità che con il
cumularsi degli anni, della noia, delle frustrazioni personali alla fine apriranno
crepe, prima sottili poi sempre più vistose e ineludibili, in un ménage agli occhi
del mondo perfetto. Per lui e per lei c’è un’altra vita, segreta e inconfessabile, che
preme per uscire allo scoperto: la posta in gioco è la conquista di sé.
Ecco un ‘assaggio’ dal romanzo:
«Nedra stava fumando un sigaro, le dava un tocco di autorevolezza, di forza.
Mise della musica, come un uomo avrebbe potuto fare per una donna, e ripiegò le
gambe sotto di sé sul divano.
“Oggi pomeriggio, sulla nave [sulla quale si è imbarcato l’ex marito in partenza
per l’Europa], pensavo che sarebbe dovuto succedere il contrario. Che saremmo
dovuti essere lì a salutare la tua, di partenza”, disse. (Si sta rivolgendo alla figlia
maggiore).
“Io prenderei l’aereo”.
“Devi andare più lontano di me”, disse Nedra. “Lo sai”.
“Più lontano di te?”
“Con la tua vita. Devi diventare libera”.
Non diede spiegazioni; non poteva. Non era questione di vivere da soli, anche se
nel suo caso era stato necessario. La libertà a cui alludeva era la conquista di sé.
Non era una condizione naturale. Era prevista soltanto per chi era disposto a
rischiare tutto per averla, per chi era cosciente che senza di essa la vita si riduce
a una serie di appetiti, finché un giorno non si hanno più denti».]
SALTER James, Bruciare i giorni, Guanda
[In questo libro l’eccezionalità dell’esistenza di James Salter – cadetto di West
Point, ufficiale dell’aeronautica militare, pilota di caccia, sceneggiatore – si fa
romanzo e si dispiega in tutta la sua ricchezza, trasfigurata dalla potenza di una
scrittura che illumina, scava, consuma esperienze, progetti, passioni. Vertiginosa
è la varietà di scenari e paesaggi: New York, la Corea degli anni della guerra,
Parigi vista con meraviglioso disincanto da espatriato, fino alla Roma di Pasolini e
Laura Betti.
E insieme agli amici e agli incontri che hanno ispirato i personaggi dei suoi libri, ci
sono in queste pagine tutti i cieli e gli aeroplani, le feste, le mogli e le amanti:
Salter sembra non poter fare a meno delle donne, per la loro bellezza e le
promesse di felicità che nascondono. Costante è in lui l’anelito alla perfezione,
all’immortalità, cui può aspirare solo chi non si sottrae alla sfida con il destino e
con la caducità dell’esistenza e dei sentimenti umani. Il pilota che affronta l’aereo
nemico nella solitudine del proprio abitacolo; l’amante che guarda l’oggetto del
suo amore, o l’amore stesso, sfiorire; l’atleta che si prepara a una partita decisiva;
lo scrittore in cerca d’ispirazione o in lotta con la pagina scritta. Che si tratti di
Saint Exupéry o di Ed White, di un Kerouac alle prime armi, di Irwin Shaw, di
Faulkner o di ignoti compagni di scuola e ragazze di una sera, Salter ci rivela,
evocandone il ricordo, tutto quel che può essere la vita, a saperla e volerla
raccontare.]
SALTER James, La solitudine del cielo, Guanda
[Germania, anni Cinquanta. In una base militare americana un gruppo di piloti di
aerei da caccia insegue il proprio sogno di gloria, fra atterraggi di fortuna,
scommesse azzardate e audaci prove di coraggio.
Accumulare ore di volo, totalizzare il miglior punteggio nelle esercitazioni di tiro,
guadagnarsi il rispetto e l’ammirazione dei compagni o una promozione attesa da
tempo, sfidare gli elementi: per la squadriglia del maggiore Dunning, un burbero
uomo del Sud con uno spiccato debole per le gerarchie, non sembra esserci altro
scopo, e le giornate scorrono in una sorta di ascetica segregazione dal mondo,
che neanche le trasferte in Nordafrica o qualche scorribanda serale riescono a
scalfire.
C’è chi ha carisma e uno sfacciato talento naturale, chi fatica a emergere, chi è
sorretto nonostante tutto da una fiducia incrollabile nelle proprie capacità, e chi ha
addosso «il marchio della morte». Perché il destino è implacabile, indifferente ai
meriti dei singoli, anzi spesso crudele proprio con i migliori…]