ONDAATJE Michael, L’ora prima dell’alba, Garzanti
[Colombo, Sri Lanka, anni ’50 del ‘900. È una notte piovosa. Michael ha 11 anni ed
è chiuso in un silenzio imbronciato mentre trascina i piedi nelle pozzanghere sulla
banchina del porto. Ma non può trattenere un sussulto di emozione quando solleva
lo sguardo verso l’alto e vede la Oronsay, la grande nave di linea su cui sta per
imbarcarsi. Una nave gigantesca, su cui il ragazzino deve salire per andare in
Inghilterra, dove lo aspetta sua madre.
Nei grandi saloni tutto è luccicante e sfarzoso, i pomoli delle porte, i distintivi del
capitano, i vestiti eleganti delle donne durante le feste. Ma il ventre della nave
nasconde un segreto. Un uomo, in catene. Ogni notte, nelle ore prima dell’alba,
quando la nave deve ancora svegliarsi e nessuno è sul ponte, l’uomo viene portato
dai suoi due carcerieri a prendere aria. Michael lo scopre durante le sue
scorribande per la nave, e il prigioniero diventa la sua ossessione. Chi è? Cosa ha
fatto? E perché viene portato proprio in Inghilterra, invece di essere processato nel
suo paese?
Gli interrogativi del bambino si rincorrono senza sosta durante le interminabili
giornate che sembrano non scorrere mai, mentre la nave attraversa tre continenti.
Fino alla notte che cambierà per sempre la sua vita, quando uno sparo squarcerà il
cielo stellato e il velo di mistero che avvolge il prigioniero?
Una straordinaria storia di formazione e di passaggio dall’adolescenza all’età
adulta, una storia di amicizie giovanili e di scoperta della sessualità nella quale il
lettore avrà la fortuna di leggere, tra l’altro, una delle più potenti, perfette e
delicate descrizioni di quella fondamentale e spietata scena primaria nella quale
molti cuccioli di uomo si trovano loro malgrado coinvolti e che sarà decisiva per la
loro vita a venire.
Con Michael si imbarca una lontana cugina, Emily, diciassettenne, la quale «aveva
una libertà di spirito, un lato selvaggio che amavo, anche se la spingeva a
cacciarsi in qualche avventura pericolosa. (..) Ogni tanto c’era come un senso di
separatezza in lei, quando sembrava rinunciare completamente al mondo
circostante. In quei momenti aveva un viso irraggiungibile. E per un po’ c’era
quella sua ‘distanza’. Ma quando tornava da te, era un dono. (…) Quando Emily
si imbarcò sulla Oronsay, di fatto non la vedevo da più di due anni. Fu uno choc,
per me, riconoscerla più distinta, con un viso più af ilato, e prendere atto di una
grazia che prima non avevo notato. (…) Quando lo steward arrivò gli andai
incontro sulla porta, presi il vassoio e lo portai a Emily. Lei si tirò su a mezzo nel
letto, poi si ricordò della vestaglia e allungò una mano per prenderla. Ma quello
che vidi mi colpì fino in fondo al cuore. C’era un tremito dentro di me, un
qualcosa che più tardi mi sarebbe diventato naturale, ma che in quel momento
mescolava eccitazione e vertigine. All’improvviso tra l’esistenza di Emily e la mia
si era creato un baratro, e non avrei più potuto varcarlo. Se c’era un desiderio di
qualche tipo in me, da dove veniva? Apparteneva forse a un altro? O era parte di
me? Era come se dal deserto che ci circondava una mano si fosse infilata nella
cabina e mi avesse toccato. Sarebbe riapparsa lungo tutto il corso della mia vita,
ma fu in quel momento, nella cabina di Emily, che fui sfiorato per la prima volta
dal suo tocco sempre diverso. Da dov’era venuta? Ed era un piacere o una
tristezza, quella vita dentro di me? Era come se, con la sua esistenza, mi venisse a
mancare qualcosa di essenziale come l’acqua».