TORDO João, Biografia involontaria degli amanti, Neri
Pozza
[In una strada semideserta della Galizia, due uomini in auto investono un
cinghiale. Sono in viaggio dal pomeriggio diretti a Santiago de Compostela dove,
prima che l’animale incrociasse la loro strada, pensavano di cenare, bere birra fino
a tardi e trascorrervi la notte. L’uomo alla guida è un docente di letteratura inglese
che, dopo il divorzio dalla moglie, vive lasciando passare i giorni e curando un
programma radiofonico dall’irridente titolo Giorni felici. Accanto a lui, Saldaña
Paris, un giovane poeta messicano incontrato tempo prima nel centro di
Pontevedra, la città in cui entrambi vivono. Un uomo disilluso dalla vita e
prigioniero di una struggente, ineliminabile malinconia.
In attesa delle procedure formali, i due amici siedono sulla scomoda panca di un
posto di polizia non lontano dal luogo dell’incidente, quando Saldaña Paris rivolge
al suo interlocutore una singolare richiesta: leggere un manoscritto che lui
conserva come un prezioso lascito da cui gli è impossibile separarsi. Non è il libro
di un autore qualsiasi, né tantomeno l’opera di una giovane promessa, ma una
sorta di requiem della donna che lui ha sposato e amato di un amore così forte e
dolente che gli impedisce di sfogliare ora quelle pagine, per non riandare con la
mente e il cuore a un tormentoso passato.
Determinato a liberare Saldaña Paris dalla pena che lo affligge, il professore scorre
quelle pagine dalle quali emerge l’involontaria biografia di due amanti. Un’intensa
storia d’amore e ferite inflitte con inaudita violenza, una storia che lascia a colui
che è sopravvissuto una sola possibile strada: riconciliarsi col passato per non
compromettere irrimediabilmente il futuro.
Biografia involontaria degli amanti è un magnifico romanzo sull’ossessione
amorosa e sul potere lenitivo delle parole.
«E i ricordi non alimentano nessuno, non mettono cibo in tavola né ci fanno
compagnia la notte».
«All’epoca ho passato molte notti e molti giorni con Saldaña Paris. (…) Abbiamo
imparato a godere del silenzio l’uno accanto all’altro, sebbene, durante quei
momenti senza parole, io non smettessi di interrogarmi su di lui e sul passato
che, nelle parole di Julia, era un luogo pericoloso che poteva contaminare il
futuro in modo irrevocabile».
«”Il problema delle parole” ha detto guardandosi le scarpe “non è quello che
possono aiutare a ricordare. È quello che possono aiutare a distruggere”. “Hai
paura di ciò che può aver scritto su di te?”. “E ho paura di quel che può non aver
scritto”».
«Adesso, quando stavo con Jaime, lui mi chiedeva ragione del mio distacco.
Avevo smesso di guardarlo con tenerezza e di placare i suoi attacchi d di
guardarlo con tenerezza e di placare i suoi attacchi di balbuzie con le carezze. (…)
Continuavamo a fare l’amore sul suo letto, ma la sua stanza si era trasformata in
uno scenario irreale, e il nostro era un gioco da bambini che era andato fin
troppo oltre. Tutto ha cominciato a innervosirmi… (ma) forse queste sono
soltanto scuse. Magari ero già stanca di Jaime, o forse lui mi aveva già dato tutto
quello che io potevo chiedere a un ragazzo di 17 anni del quale ero stata il primo
amore. Questo pensiero è atroce, ma lo è anche l’adolescenza».
«All’improvviso ho provato invidia per tutto: per le cose che non avevo fatto; per
i viaggi che non avevo mai cominciato; per tutte le volte che, vedendo una bella
donna passarmi accanto, non avevo avuto il coraggio di parlarle».
«”Se fosse al mio posto, che farebbe adesso?”. “Qual è il suo posto?”. “Quello di
qualcuno che non è rimasto soddisfatto”. Si è messo a ridere. “Non la capisco. Che
altro vuole da questa storia? Teresa è morta e il suo amico è in ospedale. Più
andrà a scavare in profondità, più cose troverà, cose che magari sarebbe meglio
lasciare sepolte. È così con tutti, con tutte le case, con tutte le famiglie. Il fondo
del baule è sempre appetibile, ma in genere è pieno di schifezze”».
«La malinconia è impossibile da combattere perché, a partire dal momento in cui
ci avventuriamo nel mondo, avremo sempre nostalgia di tutto. Di tutto. Di quel
che abbiamo fatto e di quel che non abbiamo fatto, di chi abbiamo incrociato sul
nostro cammino e di chi non riusciremo mai ad incontrare. Occuparsi delle
piante del nostro giardino è un prolungare l’esistenza di creature che
morirebbero se non ci occupassimo di loro; significa fare in modo che l’amore
duri di più af inché, quando ci libereremo di questa vita una volta per tutte, noi si
possa partire con un cuore che strariperà di tutto ciò che ci lasceremo alle
spalle».
«Esistono tante possibilità in questa vita, che a volte mi sembrerebbe più sensato
evitare di viverla pensando a tutto ciò che inevitabilmente dovremo perdere. A
guardarci indietro non troveremmo nulla: né l’ombra dei nostri passi né traccia
delle nostre orme. Oggi so che poco importa. Continueremo a cercare un senso
alle cose: quanto è lunga questa chimera, quanto è arduo questo cammino in
cerca di una risposta».]