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“Les bains mystérieux”di Giorgio De Chirico

L’arte alla radio, con il direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti. “Les bains mystérieux”di Giorgio De Chirico. (Tempera su cartone, 1934-36)

Nei quadri di Giorgio De Chirico (Volos, 1888 – Roma, 1978) non c’è mai una narrazione lineare, nel senso di una comprensione delle parole collegate tra loro in una o più frasi di senso compiuto. Tra significato dell’oggetto rappresentato e la sua funzione iconografica interviene uno spiazzamento di logica compiuta. De Chirico dipinge la natura con la qualità del migliore Raffaello ma poi compone i nessi come un ideatore di calembour, trasformando l’iconologia in un rebus, di cui è assai complicato ricostruire il significato.

Les Bains Mysterieux è un quadro di questo genere: teatro di figure, oggetti, profondità spaziali e temporali che recitano su testi ermetici dai significati reconditi ed enigmatici. Dei ragazzi dalla corporatura atletica ma snella, nudi – sono dei bagnanti – rientrano dalla spiaggia verso le cabine balneari. Procedono con i piedi nell’acqua. La piscina è però un parquet. Le cabine hanno la forma di tempietti votivi come sulla salita di Delfi. La struttura di parallelepipedo termina con un timpano. Sulla porta d’ingresso campeggiano due oculi che danno un aspetto antropomorfo alla cabina. Dietro il primo piano, la scena si ripete identica, come in un gioco di specchi. Si tratta di una classica mise en abyme, una scatola nella scatola, che potrebbe ripetersi all’infinito.

Tipico di De Chirico è creare una necessità e poi sospenderla, coinvolgendo nello spiazzamento sia il tempo che lo spazio, con una serie di strategie figurative ben calcolate, che sono lo schematismo ricorrente della sua Metafisica.

Il tema dei Bagni misteriosi, opere ermetiche e di mistero, nasce nel 1934 con le dieci litografie eseguite dal pittore per illustrare Mythologie di Jean Cocteau.  Questi dipinti hanno in comune la concezione dello spazio, i personaggi (uomini nudi e vestiti, nuotatori), una serie di elementi legati tra loro (cabine balneari giocattoli, fontane, bandiere, palafitte), un piano su cui si innesta il racconto: un parquet-piscina che in certi casi prende la dimensione più vasta del mare. Il pavimento su cui gli uomini poggiano i piedi si fa specchio di acqua in cui gli atletici bagnanti immergono i piedi, camminando come per miracolo. E’ il segno di un’entrata nella realtà per la porta del sogno, o meglio, di un viaggio-immersione nell’inconscio. I bagni misteriosi sono quadri iniziatici. Le stesse cabine funzionano in tal senso. Si aprono e si chiudono su mondi paralleli, da cui entrare e uscire diversi, mutati.

Immagine: Museo Novecento, Raccolta Alberto Della Ragione. Fototeca dei Musei Civici Fiorentini.

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