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“Massacro”, di Renato Guttuso

“L’arte alla radio, con il direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti. “Paesaggio”, di Giorgio Morandi (olio su tela 1943).

Massacro di Renato Guttuso (Bagheria, 1911 – Roma, 1987) è legato da cima a fondo al grande, immenso, precedente di  Guernica. Forse, senza quell’opera di svolta, senza il coraggio e la decisione di Picasso, non avremmo questo dipinto del suo collega italiano, altrettanto orientato a testimoniare in diretta i disastri della guerra. L’opera di Guttuso è stata realizzata nel periodo più duro e cruento della dittatura e della guerra. Dietro il dipinto è siglato 23 luglio 1943 giorno della presa da parte degli alleati di Palermo.  Il dipinto è una scena affollata di corpi straziati, affastellati, gettati in una fossa comune. Non c’è un punto dello spazio visivo che non sia occupato da un arto, una schiena, un tronco, una testa. La disposizione è caotica e scomposta, come fossero rovine e macerie umane dopo un bombardamento o un’esplosione. Sembrano tessere di una vetrata andata in frantumi, pezzi di stoffa strappati dal vento della morte e non ricuciti con cura. La bellezza di  Massacro nasce dalla capacità dell’artista di gestire l’orrore, la mostruosità della violenza creando qualcosa di nuovo, d’inedito, un’immagine convulsa, espressiva, che nella scelta figurativa perpetua la cacofonia visiva della violenza. Guttuso conosce la forza comunicativa, dal punto di vista esistenziale e sintomatico, dell’informale o quella empatica ed emozionale dell’astratto. Tuttavia non abbandona il linguaggio figurativo più realista. Se l’arte ha un senso, è anche in questo massacro figurativo; la guerra, vuol farci dire Guttuso, è incomprensibile scempio, irrimediabile rovina, disumana catastrofe.
In questa immagine di strage, come in  Guernica di Picasso, si leva un empito di ribellione non violenta, un segno di speranza e di pace, soprattutto di  pietas. Sul fondo, in alto a destra, una donna si protende in avanti allungando la sua mano come una madre straziata dal dolore dei figli perduti. Una pietà civile, universale, che alle spalle ha le tante immagini religiose di Maria dolente e straziata ai piedi della croce.
Massacro viene citato dallo stesso Guttuso in un Ritratto di Alberto della Ragione eseguito solo due giorni dopo la caduta del fascismo. Il collezionista è seduto nel suo studio, alle pareti la fitta galleria di opere acquistate nel tempo, molte delle quali sono poi confluite nelle collezioni civiche del Museo Novecento. In quel ritratto sullo sfondo si riconosce Massacro. A testimoniare l’impegno politico e sociale anche di Della Ragione, che durante la dittatura e le persecuzioni politiche e razziali ospitò al sicuro e al riparo molti artisti nella sua villa in Liguria, tra questi Renato Guttuso.
Una storia questa che aggiunge valore umano e morale, alla già esemplare vicenda della collezione Della Ragione e alla funzione del Museo Novecento.

Copyright Sergio Risaliti
Immagine: Museo Novecento, Raccolta Alberto Della Ragione. Fototeca dei Musei Civici Fiorentini.
Montaggio video: Antonella Nicola

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