LE UNICHE MASCHERE CHE PIÙ GARANTISCONO UNA PROTEZIONE PASSIVA SONO LE FFP3. LE MASCHERINE CHIRURGICHE NON SONO IDONEE A GARANTIRE UNA ADEGUATA PROTEZIONE PASSIVA. Perché non adottarle dove non è possibile il distanziamento come sul traporto pubblico? Parla lo studioso dell’Ispo (e massimo esperto di amianto in Italia).
LA PROTEZIONE RESPIRATORIA CONTRO IL VIRUS SARS- CoV-2
Premessa
Gli autori di questo testo sono medici ed igienisti del lavoro ben coscienti che
l’approvvigionamento di DPI sia molto difficile e che rappresenti sicuramente
un aspetto critico in questa emergenza.
Tuttavia ritengono opportuno fare alcune precisazioni che riguardano
soprattutto il personale impegnato nelle strutture sanitarie ad ogni livello
e la protezione della popolazione generale.
Queste precisazioni hanno per oggetto unicamente le maschere di protezione
respiratoria, argomento alquanto dibattuto oggigiorno e che riveste aspetti
sicuramente prioritari, ma si tiene a ricordare che la protezione respiratoria
rappresenta soltanto una parte della prevenzione dal contagio, che si attua
mediante l’informazione, la formazione, altri dispositivi di protezione
individuale e collettiva e l’ottemperanza di corrette procedure di lavoro.
I dati sui contagi e sui decessi del personale sanitario impegnato in prima
persona nei luoghi di soccorso e di cura, non sono altro che un tragico effetto
della mancata attuazione di corrette misure di prevenzione.
Il virus e la sua trasmissione
I Coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che
vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la Sindrome
respiratoria mediorientale (MERS) e la Sindrome respiratoria acuta grave
(SARS). I Coronavirus sono stati identificati a metà degli anni ’60 e sono noti
per infettare l’uomo.
I Coronavirus hanno morfologia rotondeggiante e dimensioni di 100-150
nanometri di diametro (circa 600 volte più piccolo del diametro di un capello
umano!).
La trasmissione da un individuo ad un altro avviene attraverso micro goccioline
che emaniamo durante la normale respirazione e parlando, ma che si
moltiplicano nei colpi di tosse o con gli starnuti. Queste micro goccioline sono di
dimensioni più grossolane (droplets) o più fini (< a 5 micron) nel caso di aerosol e
questi ultimi possono essere dispersi anche a distanze maggiori di 2 metri.
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Per quanto tempo resta attivo un virus una volta espulso da una persona?
Una volta espulso dall’organismo il virus, se contenuto in aerosol, può rimanere
sospeso per un tempo che può variare in funzione della dimensione delle
particelle liquide o solide alle quali può essere adeso. Depositato su diverse
tipologie di superfici ha una attività variabile a seconda del materiale che
incontra, ma la durata della sua virulenza è ancora in fase di studio.
I vari studi che si sono susseguiti di recente hanno dimostrato al momento che il
virus è in grado di permanere e sopravvivere sulle superfici sulle quali può
depositarsi; pertanto oggetti contaminati possono veicolare i virus per contatto. Il
rischio di trasmissione diminuisce al passare delle ore, ma non si annulla
completamente se non dopo qualche giorno.
La prevenzione dal contagio mediante maschere respiratorie
Le maschere protettive sono dei filtri che ostacolano le particelle presenti nell’aria
prima che possano penetrare nell’apparato respiratorio. I filtri sono permeabili
perché ovviamente devono consentire il passaggio dell’aria e sono realizzati con
porosità diversa a seconda delle dimensioni delle particelle che devono trattenere.
Tuttavia la trama dei filtri fa percorrere alle particelle un percorso tortuoso e la
maggior parte di queste resta intrappolata non raggiungendo la bocca o le narici.
Riguardo alla protezione da questo coronavirus (SARS-CoV-2) il fatto che questi
siano veicolati da micro goccioline rappresenta un vantaggio perché molti tessuti
sono in grado di intrappolare l’acqua. Tutti conoscono il cotone chiamato
“idrofilo” cioè affine all’acqua e la capacità dei tessuti di assorbire liquidi a base
acquosa.
I dispositivi per la protezione respiratoria sono sostanzialmente costituiti dalle
mascherine chirurgiche e dai respiratori con facciale filtrante (FFP2 o FFP3).
Le prime sono definibili come “presidi medici” ma non possono essere considerate
“Dispositivi di Protezione Individuale” – (DPI) – come invece sono definiti i
“respiratori con facciale filtrante”; come vedremo è una differenza sostanziale.
Le maschere respiratorie non possono essere utilizzate indiscriminatamente per
la difesa da qualsiasi agente inquinante. Per la protezione dal SARS Covid 2 è
necessario distinguere la protezione “passiva” da quella “attiva”.
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• Per protezione passiva si intende quella di cui ha necessità un individuo
sano per difendersi dal contagio.
• Per protezione attiva si intende quella che va applicata agli individui in
grado di contagiare altri.
E’ importante capire come avviene il meccanismo di filtrazione nei respiratori
FFP. Tutti i moderni respiratori contengono fibre di plastica polimerica sulla cui
superficie vi sono miliardi di cariche elettrostatiche. Pertanto le particelle vengono
trattenute dal filtro anche mediante un’azione elettrostatica, non solo meccanica
dovuta alla porosità ed alla tortuosità causata dagli strati di materiale filtrante.
Tutto questo aumenta la probabilità che queste particelle vengano catturate. Le
maschere (DPI) per le vie respiratorie sono sostanzialmente di quattro tipologie:
FFP 3 = Facciale filtrante di categoria P 3, con valvola di esalazione. Ha una
porosità nominale più piccola di quella del virus e garantisce una buona
protezione passiva ma inefficace per una protezione attiva perché dalla valvola di
esalazione esce l’aria espirata senza alcuna filtrazione. E’ più tollerata da chi la
indossa perché la valvola di esalazione rende meno faticosa l’espirazione.
FFP 3 = Facciale filtrante di categoria P 3, senza valvola di esalazione. Ha una
porosità nominale più piccola di quella del virus e garantisce sia una buona
protezione passiva che attiva. E’ meno tollerata da chi la indossa in quanto
l’umidità dell’aria in espirazione riduce la porosità rendendo più faticosa
l’espirazione stessa e quindi necessita di una sostituzione più frequente.
FFP 2 = Facciale filtrante di categoria P 2 con valvola di esalazione. Ha una
porosità nominale più grande di quella del virus. Non garantisce una completa
protezione passiva dal virus e nessuna protezione attiva per la presenza della
valvola di esalazione.
FFP 2 = Facciale filtrante di categoria P 2 senza valvola di esalazione. Ha una
porosità nominale più grande di quella del virus. Non garantisce una completa
protezione passiva dal virus mentre garantisce una buona protezione attiva.
Questi DPI sono conformi alla norma UNI EN 149-2001.
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Mascherine chirurgiche
Le mascherine chirurgiche sono dispositivi che garantiscono una protezione
passiva dal virus molto bassa, principalmente per l’impossibilità di aderire
perfettamente al volto ed inoltre quelle di scarsa qualità (prive di multistrato)
hanno una porosità troppo elevata. Se di buona qualità e ben indossate
potrebbero garantire invece una discreta protezione attiva per i soggetti contagiati
o sospetti.
Non sono adatte ad una protezione passiva di operatori di sanità che
operano in reparti a rischio elevato di contagio.
Questi dispositivi sono rispondenti agli standard dei dispositivi medici EN
14683:2019. E’ sconsigliato raddoppiare mascherine chirurgiche a titolo
precauzionale (AIDII 20 marzo 2020).
Indipendentemente dalla porosità e dall’efficienza dei filtri le maschere facciali
filtranti (FFP2 e FFP3) presentano il problema dell’adesione al volto e se non ben
strette mediante gli elastici o mal posizionate o con lo stringinaso non ben
adattato, lasciano