“L’arte alla radio, con il direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti. “Vita Bioplastica”, Enrico Prampolini (tempera e smalto su tavola, 1938).
Già il titolo dell’opera ci proietta in un mondo che non appartiene al visibile, ma all’universo della vita non visibile a occhio nudo. Prampolini usa un’immaginazione dotata di particolari lenti, simili a quelle di un microscopio, o forse di un telescopio, data la sua passione per la dimensione extraterrestre. Le due forme di vita inaudite e aliene esistono in un loro spazio, che nulla ha di corrispettivo a quanto riprodotto in una classica natura morta o in un bel paesaggio impressionista. L’artista indaga il formarsi e riprodursi di forme fantastiche che somigliano, evocano, microbi o germi, abitanti dell’aria e del microcosmo.
A Enrico Prampolini interessa la plasticità metamorfica della realtà invisibile. Una plasticità non più meccanica, industrializzata, una nuova organicità, cui spetta una forma di vita autonoma e misteriosa. La coppia di elementi –dotati di una loro fisionomia ben definita e veritiera- sembrano danzare all’interno di una cellula, che è il loro spazio vitale. Non toccano terra. Si spostano sfruttando energie e proprietà vitali. La tavolozza risponde solo alle necessità dell’immaginazione. La coppia si differenzia, in ogni caso, per forme, colori, stesura pittorica. Nonostante si tratti di forme di vita surreali, collocate in uno spazio-tempo appartenente alla dimensione biologica, i due organismi mantengono una silhouette vagamente antropomorfa, quasi da ballerini o maschere della commedia italiana. Qui non c’è localizzazione geografica e culturale. Siamo in un universo che appartiene a ogni luogo e tempo, si tratta di una natura aliena, di forme di vita sconosciute, installate in altri mondi, o che magari stanno arrivando per conquistare il nostro pianeta. Saranno nocive, chissà? Dal punto di vista della storia dell’arte, queste metamorfosi del figurativo in nuovi organismi figurali, hanno di fatto prodotto effetti positivi, un avanzamento dell’immaginario visivo all’epoca inaudito e forse ancora oggi sorprendente.
Immagine: Museo Novecento, Raccolta Alberto Della Ragione. Fototeca dei Musei Civici Fiorentini.