La procura di Firenze ha chiuso le indagini sulla morte dell’artificiere della polizia di Stato Giovanni Politi, 51 anni, deceduto il 25 febbraio 2019 a seguito di un’esplosione all’interno della caserma Fadini di Firenze. Sette, come riportato oggi da alcuni quotidiani locali, le persone indagate con l’accusa di omicidio colposo. Tra queste c’è l’allora questore di Firenze Alberto Intini, oggi prefetto di Imperia, oltre ad alcuni funzionari e artificieri della polizia.
Oltre all’allora questore di Firenze, indagato in qualitĂ di datore di lavoro, sono accusati di omicidio colposo l’allora dirigente dell’ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura, i due responsabili del servizio di prevenzione e protezione della questura che si sono succeduti nell’incarico tra il 2012 e il febbraio del 2018, e tre artificieri.
In base a quanto ricostruito dalle indagini coordinate dal pm Fabio Di Vizio, l’esplosione nella quale morì Politi si sarebbe verificata a causa dell’accumulo irregolare di materiale esplodente in una stanza, che sarebbe dovuta servire da spogliatoio, al primo piano della caserma Fadini.
L’artificiere si sarebbe trovato nella stanza a operare con una smerigliatrice, il cui utilizzo provocò delle scintille che prima innescarono il materiale esplodente presente sul banco di lavoro, poi quello accumulato in modo irregolare nella stanza – tra cui anche fuochi pirotecnici marini scaduti e destinati alla distruzione, munizioni, polvere pirica e altri esplosivi -, e poi raggiunsero anche un armadietto metallico che custodiva altro materiale esplosivo, facendolo deflagrare. Lo scoppio investì in pieno Politi causandone la morte e anche un incendio nell’ala della caserma dove si trovava lo spogliatoio.