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“Prato difende il lavoro”: lunedì sciopero di 4 ore e adesione a manifestazione Gkn

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"Prato difende il lavoro": lunedì sciopero di 4 ore e adesione a manifestazione Gkn
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“Prato difende il lavoro”: con questa parola d’ordine anche Prato aderisce allo sciopero generale proclamato per lunedì 19 luglio a sostegno della vertenza della Gkn di Campi Bisenzio.

Cgil, Cisl e Uil Prato hanno indetto nella mattina di lunedì un’astensione generale provinciale di 4 ore dei settori privati, per partecipare alla manifestazione promossa a Firenze che seguiremo in diretta.

Intanto presentato oggi il report finale 2020 de “L’osservatorio della crisi pandemica nella provincia di Prato”. Aumento dei disoccupati, mercato del lavoro “fermo”, export in caduta, mai tanta cassa integrazione. INTERVISTA di Chiara Brilli al segretario generale della Cgil di Prato Lorenzo Pancini

Il calo netto degli addetti alle unità locali delle imprese (2.150, -2%), la sostanziale tenuta del numero delle imprese attive, accompagnata, tuttavia, dalla riduzione delle unità produttive nel tessile (-85) e del commercio al dettaglio (-21); il picco negativo delle esportazioni (-17,7%); la caduta degli avviamenti al lavoro (-23,6%) e delle trasformazioni (-13,2%); l’aumento consistente delle persone (+1.456) e delle famiglie (+666) che percepiscono il reddito di cittadinanza (Rdc), a cui sono da aggiungere le persone (1.037) e le famiglie (2.454) assistite col reddito d’emergenza (Rem); i livelli mai raggiunti di cassa integrazione, con oltre 10 milioni di ore autorizzate: questi, in estrema sintesi i risultati del Report finale elaborati  da “L’osservatorio della crisi pandemica nella provincia di Prato”.

Il rapporto del Laboratorio di Scienze del Lavoro (Laboris) del Pin e di Cgil Prato, delinea nelle sue conclusioni il quadro di un anno, il 2020, nel quale il restringersi dell’economia globale, “prefigura – per dirla con i ricercatori Enrico Fabbri e Dimitri Storai, che hanno curato i quattro bollettini dell’Osservatorio pandemico e il report finale – non trascurabili ricadute su molte varianti socio-economiche, a partire dai livelli occupazionali”.

La rilevante contrazione del PIL, sebbene abbia impattato sui livelli occupazionali locali, ha avuto effetti inferiori rispetto a quelli potenziali. “La contrazione – è scritto nel Report finale – della occupazione, per quanto si sia verificata, non ha toccato e nemmeno si è avvicinata ai livelli stimati. In tal senso non sembra superfluo ricordare il sostanziale blocco dei licenziamenti che, in tutta evidenza, ha contenuto in modo pressoché totale gli effetti della contrazione del Pil sul tasso di disoccupazione”.

Le stime attuali prospettano una crescita del Pil nazionale superiore al 4% sia per l’anno in corso che per il 2022. Considerata una crescita del PIL per l’anno 2021 pari al 4,2%, la ricaduta pratese potrebbe consentire “di limitare fortemente gli impatti occupazionali sul territorio”, riducendo il tasso tendenziale di disoccupazione al 7,4% e il numero di disoccupati potenziali a 8.858 unità. Sempre comunque superiori al 2019, anno che precede la pandemia: +1,2% tasso tendenziale di disoccupazione.

Avverte, tuttavia, il Report finale: “Con ogni probabilità, il superamento della attuale situazione sanitaria non si tradurrà […] in un ritorno allo status quo ante. È estremamente ragionevole attendersi che cambiamenti strutturali anche rilevanti si manifesteranno nei prossimi anni nei sistemi economici e sociali globali, italiani e dei diversi territori nei quali si articola il nostro paese”. 

Il mercato del lavoro nel 2020, rispetto all’anno precedente, è congelato. Il numero degli avviamenti al lavoro cala drasticamente (-23,6%), e se anche le cessazioni diminuiscono (-21,6%) è anche / soprattutto “per effetto del blocco dei licenziamenti economici operato dal governo a partire da marzo 2020”.

Nonostante ciò i saldi sono leggermente negativi (-415 unità), con la resilienza che da “moderatamente positiva” nel 2019 (+0,9%) diventa negativa nel 2020 (-0,4%).

Nel 2020, i rapporti di lavoro a tempo determinato sopravvivono solo nel 30,5% dei casi, nel 49,9% dopo il primo contratto ne segue un secondo, l’11,9% dei lavoratori perde il lavoro, solo il 5,5% passa a tempo indeterminato. 

Nel 2020 il tempo indeterminato viene mantenuto nel 48,9% dei casi, nel 28% c’è cessazione, solo il 18,6% dei lavoratori fa seguire il tempo indeterminato da un altro tempo indeterminato, mentre il 3,9% subisce un downgrading contrattuale a tempo determinato.

L’export pratese, che sfiora 2,25 miliardi nel 2020, scende rispetto al 2019 del 17,7%. Considerato il 2018 anno di riferimento, Prato ha prestazioni inferiori nei due anni successivi sia alla Toscana (che nel 2019 e nel 2020, in misura minore, supera il 2018) che in modo meno evidente all’Italia, le cui esportazioni si contraggono nel 2020 rispetto al 2018.

Nel 2020 i percettori di Rdc, a Prato, sono stati 6.155, i nuclei familiari 2.464, rispettivamente +31%. e +37% rispetto al 2019. Le richieste si sono impennate tra agosto e dicembre: il numero dei beneficiari è cresciuto del +16,5%, mentre il numero dei nuclei è salito del +17,4%.

Sottolinea il Report finale: “Se, dunque, l’Rdc può essere considerato come un indicatore – seppur indiretto – della povertà presente nel territorio, i dati dell’Inps evidenziano una situazione grave: fra agosto e dicembre, a Prato, sono finiti al di sotto della soglia di indigenza 872 persone, pari a 365 nuclei familiari”.

E non finisce qui: ai percettori Rdc, vanno aggiunti i percettori Rem: 1.037 famiglie, 2.454 persone. Ma il dato che risalta di più è che sono state accolte poco più della metà (53,9%) delle richieste avanzate da 1.924 famiglie.

Scrive il Report finale: vi è “un disagio percepito estremamente elevato, che induce molti nuclei familiari a presentare domanda”

In tale contesto il ricorso agli ammortizzatori sociali è “esploso”. Nel 2020 sono state oltre 10 milioni (oltre 6 milioni assorbite dal tessile) le ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria (Cigo), più 31 volte rispetto al 2019. Le Ula interessate (unità di lavoro) sono state 71.065, 52.503 operaie, 18.563 impiegatizie.

La crisi è evidenziata anche dalle ore autorizzate del Fondo di integrazione salariale (Fis): in Toscana nel 2020 sono state 90,9 milioni, a Prato quasi 7,6 milioni.

Le richieste di cassa integrazione in deroga (Cigd), a cui fanno ricorso i settori non coperti dalle altre misure di integrazione salariale, hanno ripreso la corsa da settembre, dopo una costante diminuzione da maggio, raggiungendo il picco di 357 mila ore autorizzate a novembre.