Il tribunale di Prato ha condannato, in primo grado, a 6 anni e 6 mesi per violenza sessuale su minore, la donna che nell’estate 2018 ebbe un figlio con un ragazzo di 15 anni, nell’ambito di una relazione durata molto tempo. All’epoca il ragazzino era suo studente per ripetizioni private di inglese. Condannato anche il marito a 1 anno e 8 mesi per alterazione di stato civile per essersi attribuito la paternità del neonato.
La sentenza è stata pronunciata dal giudice Daniela Migliorati. La donna aveva intrecciato una relazione con un ragazzino, oggi sedicenne, a cui dava ripetizioni di inglese ed ebbe un figlio da lui. Poi usò il neonato come strumento di ricatto nei confronti dell’adolescente, minacciandolo di raccontare a tutti la verità se l’avesse lasciata. Il tribunale di Prato l’ha riconosciuta colpevole anche del reato di violenza sessuale per induzione, fattispecie contestata dalla Procura dopo che le conversazioni chat avevano mostrato un crescendo di ricatti. A processo insieme alla 32enne di Prato, c’era anche il marito che è stato condannato a un anno e 5 mesi con l’accusa di alterazione di stato civile per essersi attribuito la paternità del bambino, pur sapendo che non era suo.
Oltre ai due imputati era presente in aula anche la madre del sedicenne, che si è costituita parte civile insieme al marito, assistita dall’avvocato Roberta Roviello.
“La verità è un’altra, speriamo nel processo di appello”. Lo ha detto, con un breve commento, uscendo dal tribunale di Prato la donna di 33 anni dopo aver ascoltato la lettura della sentenza. La donna ha assistito alla lettura insieme al marito, come accaduto in tutte le udienze del processo. Le udienze si sono tenute tutte a porte chiuse.
Proprio la madre dell’adolescente si era accorta dello strano rapporto che intercorreva fra il proprio figlio e la donna, molto più grande di lui. La denuncia è stata sporta nel mese di marzo 2019, momento in cui sono iniziate le indagini. Gli esami sul dna evidenziarono subito la paternità del bambino, nato nell’agosto 2018.
Secondo le indagini del Procura di Prato che hanno ricostruito i fatti, la relazione sarebbe nata nel giugno del 2017 quando la donna dava ripetizioni di inglese al giovane per prepararlo all’esame di terza media. Il primo rapporto sessuale sarebbe stato nel giugno di quell’anno quando il ragazzino aveva 13 anni.
Fondamentale la testimonianza dell’adolescente, assistito dall’avvocatessa Roberta Roviello, che aveva fatto risalire l’inizio dei rapporti proprio al giugno 2017, quando era ancora tredicenne; a differenza della versione della donna operatrice sanitaria, la quale sosteneva che il rapporto era cominciato quando il ragazzo aveva compiuto 14, ossia nel novembre del 2017. L’accusa di violenza sessuale per induzione è riferita agli ultimi mesi della relazione (gennaio/febbraio 2019) quando la donna si era resa conto che il giovane voleva interrompere la relazione e per tenerlo a sé lo minacciava di dire a tutti che il figlio era suo. La relazione è durata circa un anno e mezzo.
La Procura di Prato aveva chiesto sette anni per la donna e due per il marito.
Lorenzo Braccini