Toscana, eseguito nei giorni scorsi all’ospedale Santo Stefano di Prato, con tecnica laparoscopica, un delicato intervento di sigmoidectomia, resezione di una parte dell’intestino su una giovane paziente.
L’intervento, condotto dall’equipè diretta da Stefano Cantafio, responsabile della struttura chirurgica del Santo Stefano, si è svolto con strumenti ultra mini-invasivi. La paziente, affetta da diverticolosi del sigma, un processo infiammatorio dei diverticoli, trattata con terapia antibiotica, ha presentato ripetuti episodi molto dolorosi e una conseguente riduzione della qualità di vita.
La paziente, spiega la Asl Toscana centro, ha avuto un decorso postoperatorio caratterizzato da un minimo utilizzo di farmaci antidolorifici, “per la soggettiva assenza di dolore. E’ stata dimessa 4 giorni dopo l’intervento con una veloce ripresa e ritorno alle attività quotidiane”.
La laparoscopia, si ricorda, permette di realizzare una chirurgia mirata e di raggiungere, attraverso piccole incisioni sulla parete addominale, il tratto di intestino su cui operare. La chirurgia del Santo Stefano si è dotata di strumenti ultra-mini-invasivi di 3mm di diametro che consentono, grazie al calibro sottile, di eseguire le procedure chirurgiche in sicurezza senza cicatrici cutanee e una riduzione sia della degenza in ospedale che del dolore post-operatorio.
L’approccio chirurgico con strumenti di 3mm, si spiega, ha le stesse caratteristiche funzionali di quello laparoscopico classico ma offre molteplici vantaggi oltre a permettere al chirurgo l’esecuzione dell’intervento con alta precisione.
“E’ la prima volta che in Toscana viene eseguito nell’ambito della chirurgia generale un intervento di chirurgia maggiore utilizzando strumenti da 3 mm -dice Cantafio -. Fino ad ora tale utilizzo era limitato a interventi minori. Si tratta di una ulteriore evoluzione della ben nota chirurgia mini-invasiva che diventa ultra mini-invasiva anche per interventi più complessi con la stessa sicurezza, le stesse performance, gli stessi risultati dei classici strumenti utilizzati routinariamente, ma con incisioni che diventano pressoché invisibili. Si parla di ‘scarless surgery’ (chirurgia senza cicatrici)”.