Prato – La Procura dei minori di Firenze ha chiuso l’inchiesta su tre risse avvenute a Prato nel febbraio 2023 con il coinvolgimento di due opposti gruppi di ragazzi non ancora maggiorenni, uno di italiani, l’altro di cinesi, che si sarebbero affrontati anche con tubi di ferro, tirapugni e “verosimilmente anche un martello” come spiegano in una nota i carabinieri che hanno condotto le indagini insieme alla polizia.
In tutto sono 24 i minori ai quali è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini per rissa aggravata e lesioni personali. L’episodio per il quale sono scattate le indagini avvenne il 21 febbraio 2023 quando ai giardini di via Colombo, ritrovo della comunità cinese del Macrolotto zero, due ragazzini italiani rimasero feriti: uno se la cavò con qualche punto di sutura alla testa mentre il secondo fu ricoverato in codice rosso per la frattura della teca cranica, forse provocata da un colpo di martello, e fu operato d’urgenza, scongiurando più gravi conseguenze. Le indagini – condotte dai militari del nucleo operativo e radiomobile di Prato e dalla squadra mobile pratese attraverso i video delle telecamere di sicurezza, perquisizioni, acquisizione di chat e immagini dai cellulari e l’audizione di più persone informate sui fatti – hanno poi accertato il coinvolgimento delle “due fazioni” di minori in tre episodi rissa” a Prato: il primo ai giardini Vivaldi il 20 febbraio dell’anno scorso, con un ragazzo che riportò una contusione facciale per la quale andò in ospedale, gli altri due il giorno dopo ai giardini di via Colombo, uno alle 14,50, l’altro alle 18 con il ferimento dei due italiani.
Gli investigatori avrebbero anche scoperto che nella fazione orientale ci sarebbe stato un gruppo dedito “a veri e propri pestaggi” ai danni di coetanei cinesi per “esercitare una sorta di predominio territoriale”: quattro i “violenti pestaggi” ricostruiti dai carabinieri e di cui “i minori coinvolti conservavano traccia, attraverso messaggi e video” nei telefoni. Acquisiti anche elementi “che indicano come questi minori avevano organizzato vere e proprie sessioni di allenamento alla lotta fisica, per meglio prepararsi alle aggressioni delle vittime designate”.
“Sarebbe opportuno – conclude la nota diffusa dagli inquirenti – che, al di là del procedimento penale, si aprisse una riflessione, in ambito familiare e socio-scolastico, sulle contrapposizioni violente che sovente caratterizzano i rapporti tra minori (spesso frequentanti la stessa scuola o addirittura la stessa classe), incombendo sugli adulti, nei loro diversi ruoli, l’impegno costante e insopprimibile di inculcare nei giovani il rispetto dei principi di legalità, solidarietà e rispetto del prossimo”.